UNAHOTELS REGGIO EMILIA - KIGILI BOLOGNA 88-77
Retrocedere di maggio ci vuole tanto troppo coraggio, diceva uno più bravo di noi. Almeno ora è tutto finito, in una Unipol Arena dove la gara con Reggio se non altro non diventa una mattanza, davanti ad una curva dove vengono omessi gli striscioni griffati Fossa e rimangono quelli, di contestazione, già segnalati altrove su questo sito: niente cori, niente fischi, nulla di nulla. Termina una delle peggiori stagioni della storia della Effe, con squadra lasciata fuori dalle critiche ma che qualcuno dovrà aver pure scelto. Tutto ormai al passato, fine: chissà chi rivedremo, viste le voci già vocianti eccetera. Potrebbe essere la ultima di Andrea Tedeschi nel ruolo di addetto stampa: al di fuori interesserà meno di zero, per gli addetti ai lavori sarà una bella perdita.
La partita è un inizio talmente imbarazzante da non crederci, 0-10 tra boiate di Groselle e Benzing che tira ad ogni tocco, indipendentemente dalla distanza dal cesto. Tolta l’asse play-pivot Bologna entra in campo, impatta a quota 14 e si riaddormenta di nuovo cullata dalle proprie mancanze: palla davanti che si ferma nelle mani dei soliti, e che dietro non viene contestata ogni volta che qualcuno attacca il ferro. E 23-14 Reggio al 10’.
Tirando ad un certo punto con un immondo 3/25 (ma segnando molti liberi, d’altronde oggi non servivano) è normale che Reggio debba solo ringraziare, rimettendo il turbo davanti a gente che ha solo voglia di chiudere l’esperienza. 35-20, poi altre camionate di liberi e una Reggio che pare giocare a comando, ovvero solo quando ce n’è necessità. 41-35 al 20’.
E’ una tal melassa che ad un certo punto la Fortitudo si trova anche avanti, con un appoggio che Aradori non potrebbe sbagliare nemmeno volendo dopo 9 ferri, e con Groselle che dopo un primo tempo al limite della pernacchia qualcosa lo prova a fare. Reggio deve svegliarsi, 10-0 di parziale, Frazier si infuria e prende tecnico, 64-56 al 30’.
L’ultimo quarto passa senza nulla da segnalare, con Reggio che non può esimersi dal prendere un po’ di divario e fine della festa. Aradori arriva al ventello con gli altri ormai sazi, e la piazza reggiana a festeggiare per l’ingresso dei bambini.
(Foto Valentino Orsini - Fortitudo Pallacanestro 103)
La partita è un inizio talmente imbarazzante da non crederci, 0-10 tra boiate di Groselle e Benzing che tira ad ogni tocco, indipendentemente dalla distanza dal cesto. Tolta l’asse play-pivot Bologna entra in campo, impatta a quota 14 e si riaddormenta di nuovo cullata dalle proprie mancanze: palla davanti che si ferma nelle mani dei soliti, e che dietro non viene contestata ogni volta che qualcuno attacca il ferro. E 23-14 Reggio al 10’.
Tirando ad un certo punto con un immondo 3/25 (ma segnando molti liberi, d’altronde oggi non servivano) è normale che Reggio debba solo ringraziare, rimettendo il turbo davanti a gente che ha solo voglia di chiudere l’esperienza. 35-20, poi altre camionate di liberi e una Reggio che pare giocare a comando, ovvero solo quando ce n’è necessità. 41-35 al 20’.
E’ una tal melassa che ad un certo punto la Fortitudo si trova anche avanti, con un appoggio che Aradori non potrebbe sbagliare nemmeno volendo dopo 9 ferri, e con Groselle che dopo un primo tempo al limite della pernacchia qualcosa lo prova a fare. Reggio deve svegliarsi, 10-0 di parziale, Frazier si infuria e prende tecnico, 64-56 al 30’.
L’ultimo quarto passa senza nulla da segnalare, con Reggio che non può esimersi dal prendere un po’ di divario e fine della festa. Aradori arriva al ventello con gli altri ormai sazi, e la piazza reggiana a festeggiare per l’ingresso dei bambini.
(Foto Valentino Orsini - Fortitudo Pallacanestro 103)