Valerio Bianchini è stato sentito da Repubblica. Un estratto dell'intervista.

"Rispetto al passato con le due squadre ai vertici, c'è una Vu che si prepara a grandi cose e una Effe che cerca se stessa. Ma tante volte i derby sorridono alla meno quotata, io ne ho vinti molti da sfavorito. E, a Roma, spesso ne ho persi da favorito. Poi c'è l'aspetto emotivo, in questo campionato senza pubblico sono tante le sconfitte di chi gioca in casa, Virtus in testa. Càpita perché ti senti come derubato di un vantaggio, giochi con atteggiamento rancoroso, mentre chi è in trasferta sente la chance di un colpo che col tifo sarebbe più difficile. Anche per questo il risultato è aperto, ma senza la gente di Bologna è un derby impoverito. Ai miei tempi, i giorni prima sembrava che sotto le strade della città ci fosse un magma che ribolliva per esplodere in quei 40 minuti. Questo ora non può esser vissuto, il palazzo vuoto crea un'atmosfera asettica e falsa. Resta più di una partita normale, ma manca la leggenda, la storia, la passione. È un derby specchio di una stagione piatta dominata da Milano: la Virtus non solo può, ma deve, provare a contendere il titolo all' Armani per salvare il campionato.
La Vu è fortissima, la Effe ha mostrato segnali di risveglio nell'atteggiamento e sono certo che darà ciò che le è mancato finora. Ma entrambe sono legate al nuovo basket, poco razionale e molto istintuale. Quando avevo Myers, facevo di tutto perché la palla arrivasse a lui, ora invece, anche se hai Belinelli, la palla è sempre in mano al play. C'è un gioco più improvvisato, basato sul tiro da tre, senza buone medie dall'arco non vinci e quello è un fattore labile. Triple e rimbalzi decideranno la sfida. Poi, certo, ci sono i singoli.
Gli stipendi congelati? Un segno di debolezza, l'ammissione di non esser riusciti a creare uno spirito di gruppo. Se si è rinunciato a tentare di far di questi uomini una squadra, vuol dire che si è fallito in qualcosa. Il primo esame di coscienza deve farlo la società, per non aver trasmesso il senso e il peso della storia e dei valori Fortitudo. Poi c'è da ricominciare da zero.
Il taglio di Djordjevic? Cose che inevitabilmente lasciano il segno, il rompersi di un rapporto di fiducia. E la fiducia è il primo comandamento nel creare una squadra, figurarsi se manca quella della dirigenza verso l'allenatore. Però pare che stavolta l'inciampo societario sia stato superato da una squadra con grande autonomia, determinata dai giocatori più forti e carismatici, molto legati all'allenatore"

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