IL DOPOPARTITA DI FORTITUDO - CREMONA
Vincere si doveva e vincere si è vinto, anche se è stato chiaro fin da subito che non sarebbe stata la Fortitudo brillante - ma sconfitta - di altre recenti uscite. Un po' di emozioni (il rientro al 100%, ma lontani dal pienone: 3900 i dichiarati), un po' di tensioni, un po' una Cremona corta ma volitiva, ed è andato che si è rischiato un po' troppo. Di quelle gare che ti fanno pensare se giochi così anche le altre non ti salvi mai, così come ad esempio, nel derby, il pensiero era se giochi così ti salvi in carrozza: la verità è che ogni partita fa storia a sè, lapalissiano ma vero. E allora si prenda una vittoria che rende la salvezza non tanto possibile quanto non impossibile, e avanti coi carri.
Ringraziando un po' di azioni fortuite (Galbiati a fine garà singhiozzerà sui tre liberi di fila di Groselle, roba da Armageddon), una atroce tabellata di Benzing di quelle che al campetto porterebbe il realizzatore ad essere preso a bastonate anche dai propri compagni e la prova balistica di Aradori: poi ci sono un sacco di piccole mancanze, la prova squinternata di Frazier poco incisivo dalla panchina così come il sempre più prevedibile Durham. Però, come detto, avanti così, festeggiando anche i minuti di un sempre più utile Fantinelli, e sarà quel che sarà, come si intonava a Sanremo tanti, tanti anni fa.
Più su - Oltre alle triple di Aradori mettiamoci Groselle, che in attacco finchè lo servono è roba utile utile. La quantità di Charalampopoulos, il sederone - inteso come capacità di attingere allo Stellone - di Benzing. E Fantinelli, ai primi minuti (dopo quelli sperimentali di domenica scorsa) in cabina di regia: è la sua squadra, punto.
Spalle al muro - Oltre alle solite drammaticità nel backup dei lunghi (minuti difficili, quelli in cui Benzing e Groselle si sono ritrovati entrambi a rifiatare), uno spaesato Frazier e come detto un sempre meno incisivo Durham. Siamo nella situazione in cui è la squadra a dover mettere in ritmo il regista e non il contrario. Poi magari mettiamoci la superficialità di Feldeine, ma almeno James ha dato segnali di vita con due recuperi e cesti, altrimenti sarebbe stata notte fonderrima.
(Foto di Valentino Orsini - Fortitudo Pallacanestro 103)