E alla fine chissà se è la Mano di Angori (cit.), o semplicemente una squadra liberata dalla guida che poco piaceva ai centri di potere i quali poco facevano per nasconderlo. Fatto sta che ora ci si è messi a giocare, perfino a difendere, e laddove domenica scorsa si chiedeva la lapidazione dei reprobi ora c'è un carro del vincitore che deve saltare le fermate per quanta gente è salita. Potere del risultato che tutto fa dimenticare, ma forse è anche giusto così in una domenica dove alla fine poco ci mancava che la gente allungasse bambini ai vari Aradori e Italiano per benedizioni e taumaturgici selfie, così dal chiedere un repulisti generale eccoci qua a disquisire delle date della semifinale, magari anche della finale, dimentichi comunque di come ci sia ancora una quarta da portare a casa. Chiaro che la Cento di ieri è ben poca cosa (specie se Rosselli sarà ancora questo, tra l'altro) ma pensare di avere già tutto a portata di mano sarebbe non sbagliato, ma fatale.

Triple a iosa, palla che gira, nessuno che grippa, qualche nervosismo stavolta giustificabile, e forse nemmeno quella problematica a rimbalzo che Angori, a fine giornata, addita come questione da risolvere: vero che si è chiuso 35-40, vero che Cento ne ha presi 15 in attacco, ma depennati dall'ultimo quarto, quando il solo Kuuba ne ha presi 8 a docce già attive, questi hanno fatto meno male di quanto non dicano le stats. Cosa è cambiato? Sarebbe facile dire la mentalità e la voglia, o l'essere tarantolati (cit.) e remare tutti assieme laddove prima questo non capitava. E allora, in attesa di capire se sarà fuoco di paglia o vero e proprio turnover positivo della stagione, si lasci il dibattito sul come considerare le renitenze precedenti. Ora tutti felici, tutti contenti, e stagione che mercoledì può andare alla semifinale.

Ed ero contentissimo - La speranza di Cento è che i non esterni non la mettano da fuori, perchè altrimenti coprire il campo diventa difficile. E se Italiano in primis ne scodella 5 allora tutto diventa impossibile. La calma di Banks, che apre spazi e per sè si prende solo il dolce finale. Il primo tempo di Aradori. Il redivivo Cucci. Vattelappesca.

Non me lo so spiegare - Nulla, dai.

(foto di Fabio Pozzati)

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