E alla fine ci voleva, poi, una giornata così. Partendo bene e guidando fino alla fine senza mai mettersi in infradito ma senza nemmeno bisogno di fare una telefonata urgente al proprio cardiologo: la Fortitudo torna a vincere, fa capire che al Paladozza c'è una intensità che in trasferta ancora non si è vista (75 di media presi in casa, 98 fuori. Abbiamo finito di parlare). e che forse questa squadra non è poi così scassata come sembra. Solo, ha bisogno di essere attivata mentalmente. In casa, con il surplus del tifo, la cosa avviene. Fuori, chissà. Si è ritrovato un barlume di equilibrio, con un quintetto regolare, una serie di cambi assortiti e relativamente complementari; poi è vero che c'è un esterno in meno e un lungo in più, ma se si deve andare a cercare un qualcuno per poi metterlo preventivamente sulla graticola come successo a Richardson e predecessori, allora meglio fare con chi c'è, annessi e connessi.

A fine gara qualcuno faceva presente come anche nella precedente epopea di Antimo Martino in A con la Fortitudo si era palesato un discreto differenziale tra rendimento casalingo ed esterno della truppa: 9-2 in casa e 2-8 fuori, con problemi che all'epoca erano principalmente offensivo (83 fatturati in casa, 70 fuori). Detto tra di noi: ci si metterebbe la firma, ad un 50% di vittorie di quel tipo, viste le cose fino ad ora. Però, a campionato che non è più all'alba ma nemmeno ancora a mezzogiorno, capire cosa sarà questa Fortitudo è ancora prematuro. Se non altro, qui non ci sono più alibi: se - e sottolineiamo se - in settimana si potrà lavorare con gli effettivi effettivi, figuracce come Brescia non sono più permesse. Magari si potrà perdere, ma con dignità. Promesso?

Infine, una piccola nota che, attenzione, vale per tutte le curve, forse di tutti gli sport, e non solo per quella fortitudina. In questo mese abbondante di campionato si è visto, dal vivo come in televisione, che gli obblighi di mascherina nei palasport e negli stadi sono discretamente disattesi. A Nord come a Sud, a Est come a Ovest. Ecco, indipendentemente da come la si pensi sulla questione, facciamo che certe immagini (si ripete, dalle Alpi al Lilibeo) non diventino uno spot per i tifosi delle richiusure.

Più su - Baldasso con il tifo è l'orsetto della pubblicità con le pile giuste, e Benzing se è questo, a tratti, può anche evitare di buttarsi in combattimenti in area che non gli sembrano consoni. Poi la pressione difensiva dall'Islanda, importante a inizio partita. E un ringraziamento a Menetti, che ha tolto Sims quando, forse, avrebbe segnato in faccia anche al miglior Shaq.

Spalle al muro - Forse la resistenza fisica di Groselle, che è morto dopo i primi due gancetti. Ma uno come lui servirà, con il passare del tempo. E ora, che si passi una settimana senza mettere tutti gli stranieri sulla graticola e senza, per forza di cose, sentire parlare di arrivi in più o meno tutti i ruoli. La squadra, almeno quella vista ieri, non se lo merita.

(Foto Valentino Orsini - Fortitudo Pallacanestro 103)

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