GARA 1
Quando il 3 aprile 1988, nel giorno di Pasqua, arrivò la notizia che la Virtus aveva perso a Caserta (strana gara, le cifre davano un improbabile 33-62 a rimbalzo...), il pubblico Fortitudo invase il Paladozza - dove nel frattempo c'era stata la mattanza di Gorizia - festeggiando il fatto che, prima in A2, l'incrocio playoff l'avrebbe portata ad affrontare la sesta in A1. Ovvero, proprio la Virtus. Si sentiva l'odore del sangue, in biancorosso (perchè l'allora Yoga giocava in biancorosso), e di una preda ambita quanto zoppicante. Una Virtus allenata dal Monumento Cosic, ma che aveva faticato lungo tutta la stagione, barcamenandosi tra stranieri sbagliati e rattoppi confusi: si era partiti con i due lunghi, il confermato Greg Stokes e Floyd Allen, la Pompa, onesto gregario. Poi era arrivato l'esterno Kyle Macy, quello che non si spettina mai, a sostituire Stokes, poi reintegrato al posto di Allen. Insomma, confusione.

Gara 1 arrivò quindi la settimana dopo, in una città preda della frenesia della prima volta di un derby nei playoff, con la Virtus che avrebbe forse preferito qualsiasi cosa pur di non dover rischiare lo sberleffo supremo, e la Fortitudo in orgasmo sull'onda di una A2 macinata con 25-5 e nessun rischio di sbandamento. E gara 1 fu subito una mattanza, seguendo una parola detta da Walter Fuochi in telecronaca: Cosic provò ad utilizzare un Brunamonti rotto in quintetto, con risultati nefasti: 16-3 il primo parziale, e primo round subito indirizzato verso gli ospiti. Non servì un eroico Trottolino Marcheselli, che fece 21 punti uscendo dal nulla (solo una volta in doppia cifra in tutta la regular season) a limitare una Yoga - allora c'erano ancora i cori per gli sponsor - carica come una molla e pronta, con Bucci e Albertazzi, a superare la giornata semistorta di Bill Garnett, l'elegante 4 dell'epoca. Il resto lo fece il solito fido Masetti, perenne doppia cifra da sesto uomo, e uno Zatti invasato come non mai. Finì 85-75, e tutto rinviato a 72 ore dopo.

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