Zare Markovski, di cui Marco Ramondino è stato assistente, è stato sentito da Walter Fuochi per Repubblica. Un estratto dell'intervista.

"Marco lo conobbi nel 2002, quando arrivai ad Avellino. Aveva vent'anni, viveva già di pane e pallacanestro. Sapeva tutto del mercato quando Internet era agli albori, sapeva di campo, col potenziale intellettuale giusto per imparare. Da vice mio, lo divenne poi di Capobianco, che seguì anche a Jesi, e così il trentenne che dieci anni dopo chiamai a Bologna era già un tecnico consapevole di voler fare il professionista. Come quello che sento ora al telefono, di solito dopo aver raggiunto un traguardo importante, storico.
La serie? Decideranno le prime due a Bologna, in un senso o nell'altro. Se Tortona porta la serie a casa sua sull'uno a uno, poi sarà dura anche per la Virtus opporsi a quel vento in poppa che li spinge non da quest'anno, ma anche da quello precedente, della promozione. Né Sergio né Marco avranno problemi a preparare le partite, tecnicamente sanno tutto dei propri giocatori e degli altri. Stato d'animo ed entusiasmo peseranno parecchio.
Il progetto Segafredo? Ottimo, se tutto continuerà a ruotare intorno a Scariolo, come ora, ma quando si vince ci sono meno problemi. Prima o poi arriveranno, e allora andranno rispettati i ruoli, credendo in ciò che si è progettato e iniziato a costruire. Il club è stato fin qui implacabile a sfruttare le occasioni, come Hackett e Shengelia. La squadra da scudetto l'avevano già, con quei due si sono messi avanti col lavoro per allestire quella da Eurolega, anticipando i tempi.
La cacciata dopo aver conquistato il posto in Eurolega? Quella storia non si potrà mai chiudere una volta per sempre. Non mi meritavo quel che dovetti subire, il groppone in gola resterà. Dopodiché, grazie a quei due anni fantastici, resterò virtussino a vita"

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