E’ poi la differenza tra le grandi squadre e quelle che grandi non lo sono – e nemmeno sono state progettate per esserlo – quella che, al Paladozza, vede la Fortitudo non fare nemmeno tanto male, contro Venezia, ma che con pochi minuti di slacciamento alla partita annega talmente tanto da non poter poi, pur con buona volontà, rientrare. Ancora avanti a inizio terzo quarto, quasi ventellata pochi minuti dopo, e poi non abbastanza dura per fare davvero paura a una Reyer che, in serie A1, non vinceva al Paladozza da quando c’era ancora lotta musicale tra Duran e Spandau. Poteva andare peggio, poteva andare meglio.

Si parte con qualche minuto per capire come aggirare una difesa veneziana che sa dove andare a chiudere le linee di passaggio bolognesi, poi è anche un divertente batti e ribatti tra squadre migliori davanti di quanto non lo siano dietro, e con le scaramucce tra Stone e Durham che caricano la ggente pur non permettendo alla Effe, andata 19-14, di tenere il vantaggio. Ed è 24 pari al 10’.

Bella prima, la partita sbava dopo la prima sirena: le squadre corrono più di quanto non serva, a volte la palla resta indietro, i giocatori cozzano tra di loro, ogni azione è dubbia, Martino prende tecnico, +7 Venezia e necessità di tornare con Durham in campo. Aradori sfrutta gli spazi e impatta, Mancinelli sfrutta gli spazi e sorpassa, ma tra una cosa e l’altra l’ultimo cesto prima della sirena è quello di De Nicolao per il 42-40 esterno al 20’.

Se non sei immobile è sfondamento, rigolettano gli arbitri ogni volta che si muove Totè, ma il problema è che la difesa inizia a prendere un po’ d’acqua, e a non segnare ad ogni azione ci sta che, appunto, vada meglio chi con l’alta marea, Mose o no, ci sguazza meglio. Durham non la mette mai da lontano, ma ogni volta che esce dal campo è notte fonda, e in poco più di un amen da +2 si precipita a -19, facendo 6-27 di parziale in 8 minuti. Arriva una tripla di Procida a fermare il maremoto, ma è 69-53 esterno al 30’.

Si potrebbe collassare, ma pur beccando sberle ad ogni tentativo di riaggiustarla la Fortitudo rimane mentalmente nel match, trovando in un tiro da 4 di Procida e successiva tripla di Aradori il rientro a singola cifra di scarto. Sfiorato il -6, basta un attimo di defaillance per buttare via quasi tutto e ripiombare a -13. E allora è una nuova prova di buona volontà e di testa superiore rispetto a qualche tempo fa, senza altro da dire se non il canonico alla prossima.




(Foto Valentino Orsini - Fortitudo Pallacanestro 103)

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