BASILE: REPESA L'ALLENATORE CHE MI HA CAMBIATO DI PIU'. JASIKEVICIUS E IL POZ HANNO LE GAMBE PIU' PIEGATE OGGI DI QUANDO GIOCAVANO
Gianluca Basile è stato intervistato da Eurodevotion e ha ripercorso le tappe della sua carriera.
Un estratto delle sue parole.
Le due squadre più "ingiocabili" affrontate sono state la Virtus del 2001 e il Maccabi 2004? Mamma mia, quel Maccabi era ingiocabile assolutamente, soprattutto in quell’ambiente. Forse in un altra sede si sarebbe potuto provarci, ma non ne sono sicuro… Lì fu un uragano, erano indemoniati. Imbattibili, certamente.
La Virtus era una grande squadra, piena di campioni, ma quel senso di inferiorità provato a Tel Aviv non è nemmeno paragonabile.
Eravamo persi, totalmente. Già Parker era una cosa mai vista, poi Baston, che atleticamente spazzava via chiunque, Blu che dalla panchina dominava, Vujcic, altro fenomeno, Jasi che la spiegava… Una squadra pazzesca. Cominciarono fortissimo e quell’uragano, come ho detto, ci travolse completamente.
Quel Maccabi aveva Jasikevicius in campo. Ha grandi idee anche in panchina, anche se ogni tanto lo vedo un po’ troppo nervoso. Mi fa ridere molto, perchè gente come lui, o il Poz ad esempio, hanno le gambe più piegate oggi di quando giocavano. Non difendevano mai e lo posso dire perchè lo sanno anche loro… Entrando nel tecnico, a volte è frustrante e complicato per dei Coach che sono ex grandi giocatori dover accettare che certe giocate e certe soluzioni, che a loro venivano naturali, ad alcuni atleti di quelli che allenano proprio non riescano. Devono esser molto bravi nel gestire questo.
Sugli allenatori del periodo Fortitudo.
Boniciolli lo devo solo ringraziare. Dovetti convincerlo perchè ad inizio stagione mi fece capire che sarei partito dalla panchina perchè altri davano maggiori garanzie a livello di fiducia. L’ho convinto, col lavoro e con l’atteggiamento.
Quello che mi ha cambiato veramente a livello di leadership, di controllo e di modo di stare in campo è stato Jasmin Repesa. Ero molto timido, non parlavo, mai, lui mi ha voluto investire del ruolo di suo comunicatore in campo. Mi ha fatto diventare un malato di tattica, conoscevo a memoria i playbook di tutte le squadre ed ogni scelta per affrontare. Dovevo sapere tutto perchè toccava a me trasmettere il suo credo tecnico ai compagni in campo.
Su Teodosic e il suo essere poco difensore.
Quando prendi un giocatore sai che caratteristiche ha. Diciamo che non è mai stato una saracinesca, di cosa ci si stupisce? Ha altre qualità, ma in difesa ci prova pochissimo. Quando in una squadra c’è uno che dietro nemmeno ci prova diventa dura se non hai equilibri perfetti negli altri quattro. Ad esempio ricordo bene Navarro, che non è passato alla storia come un gran difensore: lui però ci provava, anche perchè soprattutto con Dusko, se nemmeno ci provavi il campo non lo vedevi più.
(foto Euroleague)