Roberto Brunamonti è stato sentito da Walter Fuochi per Repubblica. Un estratto dell'intervista.

"Sono orgoglioso di questo ritorno, lo ritengo meritato, e più bello in quanto passato dal portone principale e non da una wild card. Di quell’Eurolega il club fu tra i soci fondatori e tra i protagonisti in campo. Contava nel gioco e nella politica, insomma. E la Virtus resta, pure a distanza d’anni da quel tempo meraviglioso, la mia famiglia. Così come la Nazionale. Famiglie sportive, e non solo, amori che restano dentro.
Quella Virtus era un’alchimia ideale fra società, sponsor, squadra, allenatore. Ci sono passaggi che poi s’allargano a cicli, nello sport. A noi capitò, ma non per caso. Dev’esserci alle spalle anche una storia, una tradizione e allora quell’insieme è pronto per vivere una grande parabola. S’allinearono tutte le costellazioni, mi considero ancora fortunato ad esserci stato.
Ettore Messina? E' un allenatore che riassume in sè il senso di una carriera straordinaria. Normale, in fondo, perchè càpita a certi giocatori, e càpita ai tecnici, di avere case diverse. Soprattutto ai grandi, com’è Ettore, uno che non s’è mai fermato, da quell’estate dell’89 in cui gli diedero la prima Virtus. Fu bello e importante averlo nove anni con noi, era chiaro che, salito a quel livello, avrebbe solcato molti paesi. USA compresi, un’esperienza che mi pare gli stia servendo ora, nel doppio ruolo di coach e presidente. Avversario era naturale, nemico non avrei mai pensato, ed è una situazione che, anche solo vista da lontano, mi spiace. Lo sport non prevede nemici."

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