Alessandro Abbio, 50 anni oggi, è stato sentito da Marco Tarozzi per Stadio. Un estratto dell'intervista.

"«C’è poco da festeggiare, in effetti. Prima di tutto per quello che sta succedendo, per le tragedie che il virus ha generato. E anche perché nel mio ruolo di responsabile del Settore Giovanile bianconero, che sento molto, in questi giorni avrei voluto essere preso dai campionati, dai rapporti instaurati con i ragazzi e le loro famiglie. Un anno di formazione perso è qualcosa di pesante. Sì, non lo nego, è un momento buio, non lo passo serenamente. Come tutti, del resto.
Il ritorno in Virtus? Quando sono stato contattato dalla società, l’estate scorsa, ho provato orgoglio e gioia. Tornavo dopo quasi vent’anni nella società con cui ho vinto tutto: due volte l’Eurolega, tre titoli italiani, quattro volte la Coppa Italia, una Supercoppa. Una volta in Porelli, mi sono messo a lavorare come sempre, come quando con questi colori scendevo in campo: impegno, sudore, determinazione, cose che non mi sono mai pesate. Eravamo partiti con il piede giusto, stavamo facendo un lavoro importante. Poi la chiusura a fine ottobre, il tentativo di ripartenza, i “colori” che cambiavano in peggio, dall’arancione scuro al rosso. Ci siamo fermati, tutto si è fermato e non si poteva fare diversamente.
Gli anni in bianconero? Ricordo l’importanza inconsapevole di quel periodo, e come lo abbiamo vissuto. Ne è uscito qualcosa di bello, anni di gioia piena e totale. Eravamo un gruppo speciale, il nostro pensiero era sempre “ce la possiamo fare”, anche quando a metà partita eravamo sotto di quindici punti. Ed è un pensiero che mi viene naturale legare a questo momento delicato che stiamo vivendo.
Cosa fare adesso? È complicato, posso solo cercare di vivere questa giornata nel modo migliore possibile. Vivrò di piccole cose, ma intense. Un buon bicchiere di vino, la chiamata di un amico. E sì, mi piacerebbe avere buone notizie sulla ripresa del mio lavoro con i ragazzi. Questo sarebbe un regalo fantastico"

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