DERBY, LE PAROLE DELLA DIRIGENZA VIRTUS
Le parole della dirigenza Virtus ha fine partita.
Massimo Zanetti – Vittoria molto sofferta, partita da infarto, ed è bello che sia riuscito a venire fuori il gruppo. Mercato? Non penso. Siamo in tanti, e se manca qualcuno fanno bene gli altri. Bologna è Basket City, e mi dispiace solo che non siamo riusciti ieri a vincere con le ragazze. Però ora pensiamo, prima di Milano, a fare bene con Gran Canaria. Peccato per l’infortunio di Sampson, perché in Spagna sarà molto dura.
Luca Baraldi – L’hanno vinta dalla panchina, con Ruzzier ed Alexander a dare la giusta forza quando c’era bisogno. Non so da dove arrivi questa macumba, speriamo che Sampson non abbia niente di grave, ma noi andiamo avanti con l’ennesima vittoria e giochiamo a Gran Canaria portandoci lo spirito di questa vittoria. Non mi aspettavo una Fortitudo così forte, complimenti a tutti loro. E complimenti al pubblico, che ha dimostrato di amare la pallacanestro, sia il nostro che gli avversari che hanno fatto un tifo corretto. Siamo una grande squadra, ora cerchiamo di dimostrarlo sia da favoriti come stasera che quando affrontiamo altre squadre forti. E non oso immaginare cosa saremo quando ci saremo tutti.
Paolo Ronci – Un bel derby in una cornice di pubblico degna dell’evento. L’abbiamo portata a casa, e di uno o di mille il derby deve essere vinto. Contento della partita dei ragazzi che sono usciti dalla panchina, anche quelli che non sempre vengono nominati come Ruzzier e Alexander: grande uscita dalla panchina con l’energia giusta, e il cesto di Alexander per il -5 è stato psicologicamente importantissimo. Quando anche questi giocatori rispondono presente vuol dire che il roster è giusto e tutti riescono a lavorare anche quando sono nell’ombra. E Alexander era andato bene anche a Lubiana: per questo siamo tutti contenti. Poi alla fine la palla l’ha voluta Teodosic, e lì è uscito il campione che abbiamo la fortuna di avere con noi. Entrambe le squadre escono dal derby con delle certezze, e il bello di Basket City è poterlo giocare. Io parlo spesso di pazienza ed equilibrio, ma i giocatori vanno aspettati in stagioni lunghe: noi tutti i giorni vediamo la loro serietà, e come il gruppo sia unito. Se ognuno dei nostri giocatori facesse i 10 punti canonici che la gente vorrebbe vedere nel tabellino usciremmo con 120 punti segnati a partita, e questo non è possibile. Conta mantenere sempre la fiducia, e quando c’è si vede nel modo in cui giocano e fanno le cose buone: non tutti si chiamano Teodosic, Belinelli o Weems, ma arrivare ad oggi dopo le vittorie, dopo un campionato interrotto quando eravamo in testa, vuol dire che ognuno, quando viene chiamato in causa, sa quello che deve fare.