Nino Pellacani è stato sentito da Damiano Montanari per Stadio. Un estratto dell'intervista.

"Quella dei Tedeschi è una dinastia fortitudina con capacità imprenditoriali e discrete capacità economiche: è la benvenuta in una società che ha bisogno di ripartire. Speriamo che in questo nuovo corso anche i giocatori che vengono dal vecchio corso abbiano un approccio nuovo, o molto vecchio, per il tipo di identità che c'era, alla Fortitudo.
Ho sempre sostenuto che fare l'A1 o l'A2 non sia mai stato un grosso problema per la Fortitudo. L'era Seragnoli ha marcato differenze, ma la storia dell'Aquila, a parte quel passaggio bellissimo che mi ha coinvolto personalmente, dato che per sette anni sono stato l'art director di quella Fortitudo che era diventata una piccola azienda, e che è stato un bellissimo sogno, ha sempre trasmesso che la Effe fosse una società che guardava alla Virtus come un'altra cosa. Questo è lo spirito da recuperare. Va marcata la differenza. La Fortitudo non ha bisogno di grandi nomi, ma di un minimo di accensione di entusiasmo: se succede, io da fortitudino rispondo. E comunque non andrò mai via prima della fine della partita.
Da fortitudino, vorrei ricordare il lutto che la pallacanestro ha vissuto con la scomparsa del virtussino Renato Albonico. Nel mondo del basket ci sono grandi campioni e grandi persone: Renato, oltre ad essere stato un grande giocatore, è stato una grande e brava persona. Quando lo incontravo era sempre un piacere: in pochi hanno avuto il suo garbo e la sua educazione"

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