Prima della gara contro la sua Fortitudo, Gianmarco Pozzecco è stato sentito da Andrea Tosi per la Gazzetta di Bologna. Un estratto dell’intervista.

“Come iniziò? L'ultimo anno a Varese era finito un po’ in sordina. Tra infortuni e scelte tecniche non felici. Era finita la magia e, professionalmente, avevo davanti due ipotesi: chiudere la carriera a Varese o rimettermi in gioco su un'altra piazza. Allora la Fortitudo era in cima alle mie preferenze e una sera, sul lungomare di Rinhni, trovando Maurizio Ferro nacque il contatto decisivo che definì l'accordo col patron Seragnoli. Ero un maraglio come i tifosi della Fossa. Alla Virtus avrei fatto più fatica ad inserirmi.
Il clima negativo? Sì, parlai della famosa nuvola di Fantozzi. C'era un pessimismo cosmico e un vittimismo esagerato. Le troppe finali perse avevano inciso nell'umore del club e della piazza. Tanto che ci chiesero di evitare goliardate e di essere sempre professionali perché, quando sarebbe arrivata la sconfitta, saremmo stati inattaccabili. Una volta si guastò il pullman mentre andavamo in trasferta, sembrava una tragedia. Gridai a tutti: aggiustiamo il pullman e andiamo a giocare senza fare tante storie.
Gli allenatori? Con Matteo Boniciolli non ho avuto problemi, anche se tutti pensano che lo abbia fatto fuori io. Una cavolata. Con lui giocai un grande derby che vincemmo in rimonta. Con Repesa sono finito fuori squadra. La Effe vinse lo scudetto che avrei meritato di festeggiare. È la mia più grande delusione.
Affronto Fortitudo prima e Virtus poi. Sicuro. Chiamatemi lunedì 23 e vi dirò chi vincerà il derby. Io intanto devo battere la Effe e, se dovessi riuscirci, un po' mi dispiacerà”


(foto Mimmo e Andrea Cusano)

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