Al netto delle questioni regolamentari di cui si parla altrove, la partita di ieri della Fortitudo è stata la sintesi di tutta la stagione. Ovvero inizio disastroso, soprattutto in difesa, robusta rimonta, ma inevitabile stanchezza e/o necessità di non sbagliare nulla per rimediare e portarla a casa: non è riuscita, mea culpa per gli strazi del primo tempo (56 presi, 12/20 da 3), soddisfazione per la reazione (23 presi dopo, 2/11 da 3), ma rabbia e rammarico finale. Anche per qualche decisione arbitrale, con Dalmonte civilmente fermo nel lamentarsi di un episodio: non mi hai convinto, non mi hai convinto, le parole del coach a metà campo nel momento dei saluti, ma bravo poi Luca a non tornare sull’argomento, dopo, a microfoni accesi.

Il problema è che si è in pochi, e basta vedere i minutaggi dei giocatori: nessuno sopra i 31 per Pesaro, quattro sopra i 32 per la Fortitudo, con la lingua fuori di Banks e di Aradori a dimostrare che il teorema del si gioca meglio a ranghi ridotti è pura scemenza. Si gioca meglio quando ci sono gerarchie definite, non quando c’è un solo cambio per tutta l’area degli 1-2-3. E chissà se Repesa non abbia scherzato, nel prepartita, quando parlava di Fortitudo con atleticità di livello europeo: certo, come no. 13 rimbalzi offensivi concessi, esterni lenti negli spostamenti dopo i ribaltamenti di palla (da qui le 12 triple prese nei primi 20’), e le vaganti che nel finale arrivavano sempre nelle mani adriatiche. Ora poco tempo per ricaricare e vedere che fare dell’ormai stucchevole situazione Stojanovic, in attesa di cosa verrà detto su Robinson. Cremona incombe.

La Fortitudo è una regola - Si potrebbe dire che è Pesaro ad essere una regola, per Totè, che di nuovo contro la Vuelle fa il partitone. Essendo stato ottimo anche l’anno scorso, benchè a maglie incrociate, viene da pensare che sia il derby della A14 ad alluparlo.

Ci stiamo sbagliando ragazzi - Difficile farne uno affidabile tra i limiti produttivi di Fantinelli e quelli organizzativi di Baldasso, mentre è palese la difficoltà atletica di Aradori, al netto dei minutaggi troppo alti: bene quando viene servito piedi a terra (e sono 4 triple), male quando deve avvicinarsi a canestro, affrontare gli altrui fisici e superar difese (ed è 1/8 da 2). Ieri, nel finale, gli episodi buoni e meno buoni sono arrivati solo da Banks e Baldasso, nel bene e nel male.

(Foto Ciamillo - Legabasket)

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