Ci sarebbe stato bisogno di Dante (Alighieri, non Anconetani e nemmeno Calabria), e non certo di scribacchini e giornalai come siamo noi, per raccontare questi 10 anni di Fortitudo. L'Inferno iniziale, quando il Faraone portò le cronache in ambiti che nulla avevano a che fare con la palla rimbalzante. Il Purgatorio successivo, con gli anni delle minors e delle meno minors ma comunque con la testa nell'acqua: le sberle - non sempre metaforiche - a Cento o in altre palestrine del Nord, Costa Volpino (cit.), il digiuno di Matera, varie ed eventuali. Poi il Paradiso finale, con la cavalcata dello scorso anno e, quindi, il ritorno nella massima serie. Un giorno ci si dovrà scrivere un libro, che potrebbe essere poi messo negli scaffali di qualsiasi argomento: fiction, lovestory, thrilling, fantascienza, fate vobis. Di certo, essendo Fortitudo, non ci si annoierà comunque, al di fuori del campo di gioco: le discussioni sui campi di gioco e le autotassazioni, il marchio, anche qui varie ed eventuali. Ma, se non altro, in serie A.

Ecco, la Fortitudo in serie A. Difficile capire quali possano essere i ranking e tutto il resto, in un panorama dove spesso nemmeno i tifosi delle rispettive squadre conoscono quelle multinazionali che infarciscono i propri roster. Di certo, è la prima volta da decenni che la Effe si avvicina ad una serie A con l'idea primaria di salvarsi: mai successo - ovvio - ai tempi di Seragnoli, e nemmeno ai tempi del declino, poichè prima il Galactico e poi il Faraone, a parole, puntavano sempre altissimo. Ora è giusto partire dalle basi, in una squadra che non ha avuto un precampionato facile tra il recupero di Fantinelli, la scellerata perdita di Sims e le normali problematiche di tarda estate. Si è vinto tanto (anche contro Pesaro), si è perso due volte con Pistoia e, insomma, chissenefrega: la Effe che vinse il campionato nel 2005 in settembre si fece piallare con un ultratrentello a Reggio Emilia, quindi qualsiasi risultato delle ultime settimane, a prescindere, è una fake news. E tutti, tutti, siamo curiosi di vedere cosa sarà, al netto dell'aver dovuto trovare subito un temporaneo pezzo di ricambio là sotto canestro.

Pesaro, quindi. 10 anni dopo l'ultima volta, quando attorno a Natale la Effe prese un trentello con alcune curiosità (NE fecero sia il fratello di Alessandro Amici da una parte che un giovanissimo Matteo Montano dall'altra) divenute tali in corso d'opera, per quella che fu tra le altre cose la penultima volta di Myers contro la Fortitudo. Si chiamava ancora Scavolini, ora è un'altra cosa, e gli obiettivi adriatici sono un po' diversi rispetto a quelli a cui eravamo abituati. Si lotta per la salvezza, in una sfida che non ha bisogno, proprio, di far rispolverare le antiche rivalità. Tanto che sarebbe da chiedere lumi all'attuale coach Virtus, di quella volta dei tre supplementari, tra le tante cose. Allena Federico Perego, di fatto all'esordio nella A1 italiana da capoallenatore dopo gavetta mista, come vice, tra Lombardia e Germania, con tanto di coppa locale vinta, stavolta come primo coach, nello scorso inverno. A Pesaro manca Eboua infortunato, c'è attenzione per il lungo Totè (a Boniciolli fischieranno le orecchie) e per l'ormai non più giovane Mussini, che di anni ne ha 23 e prima o poi dovrà sbocciare definitivamente. Si spera, magari, a partire da mercoledì.

(foto Fortitudo - Valentino Orsini)

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