LAVOROPIU' BOLOGNA - TERMOFORGIA JESI 104-81
Nel giorno di San Gilberto, la Fortitudo mette un altro tassello nella ricostruzione di quello che un portatore di questo nome retrocesse dieci anni fa, andando a devastare una Jesi in vacanza fin dai primi minuti e portando avanti un lunedì di tutta serenità laddove ci poteva essere il rischio di una qualche ricaduta mentale dopo il ko di Udine. Invece, la partita non ha dato manco il tempo di doversela sudare, ai biancoblu, che hanno divertito e si sono divertiti. Ora la sosta forzata, visto il rinvio della trasferta di Mantova.
Si parte, e tra l’attacco perfetto della Fortitudo e la difesa rinunciataria ben oltre l’accettabile di Jesi nemmeno il tempo di sedersi e siamo già 20-0, con Hasbrouck tolto dal campo, ad un certo punto, per qualcosa di simile alla manifesta superiorità. Jesi prova a reagire, ma quando il primo tiro sbagliato da Bologna è il numero 14 (peraltro ribadito a canestro da un tapin) vai te a capire quanto ci sia di esaltante da un lato e quanto invece, dall’altro, di imbarazzante. Solo le ultime azioni fortitudine sono senza costrutto, ma al 10’ siamo 38-15 e valutazione di 61-6.
Il pubblico ospite chiede ai propri giocatori di uscire – se lo dice la Crusca… - gli attributi, ma intanto Martino non ha bisogno di far uscire le sue seconde linee, visto e considerato che l’andazzo non cambia. Sgorbati ne approfitta per fare rapida doppia cifra, e i 20 di divario diventano anche 30, al 16’, sul 55-25. La Marianne è 59-28, poi un eccesso di fretta per andare all’intervallo regala a Jesi un 10-0 che mitiga il punteggio, al 20’, sul 59-38.
La difesa di Jesi rimane talmente tenera che, se una certa marca di tonni volesse contattare lo scrivente e offrire una fornitura di scatolette, si potrebbe dire che si taglia con un grissino. Bologna pare quasi non infierire, limitandosi ai cesti inevitabili e, dietro, non sentendo la necessità di mordere più di tanto. Gongola Martino davanti ai cori della Fossa, 83-58 al 30’.
Dovendo anche parlare dell’ultimo quarto, e non potendo già dedicarsi all’incombente Sanremo, che si dica soltanto che il centello lo sigla Benevelli in piede perno a 220” dalla fine della gara, mentre attorno non c’è proprio nulla da raccontare se non la festa della platea e i minuti per i bimbi.
( Foto Fabio Pozzati/ebasket.it )