Marco Sanguettoli è stato sentito da Stadio. Un estratto dell'intervista.

"Un allenatore del settore giovanile cerca negli atleti sia la predisposizione atletica che quella mentale, oltre ovviamente al famoso talento, che ha tantissime sfaccettature. Il talento è quella parte del bagaglio tencico di un giocatore che non si può insegnare, uno ce l'ha o non ce l'ha. Difficilmente un atleta ha contemporaneamente queste tre qualità, quindi ben venga se ce n'è almeno una, così si cerca di migliorare gli altri aspetti con il lavoro. La passione per questo gioco però è la base di tutto.
Negli ultimi anni abbiamo avuto una Nazionale con 4-5 giocatori di altissimo livello, ma purtroppo è sempre mancato qualcosa. Adesso stiamo assistendo a un ricambio generazionale ed è tutto il movimento che deve fare in modo di creare giocatori di un livello più alto. Penso che dobbiamo migliorare tutti, istrutturi compresi, per cercare di crescere di più, ma credo che si debbano anche valutare le reali possibilità che hanno i giocatori, finite le giovanili, di giocare non per forza ad alto livello.
Belinelli? Era un ragazzino che giocava a basket con gli amici a San Giovanni in Persiceto. E' stato notato da chi allenava in quel momento il gruppo della sua età, Max Milli, che dopo averlo visto giocare gli ha chiesto se era disponibile a fare qualche allenamento con noi. Capimmo fin da subito che era un giocatore di talento e così è venuto a giocare da noi in Virtus, in quattro anni durante i quali ha avuto un'esplosione fisica incredibile. Quando la Virtus ebbe quel momento di crisi, decise di andare in Fortitudo e sotto la guida di Repesa migliorò ancora, poi in NBA. Ora c'è un rapporto di grande amicizia e stima e questa è una cosa bella e appagante. Voglio dire però che per noi allenatori di settore giovanile è soddisfacente anche vedere un giocator che arriva a giocare in serie C, perchè vuol dire che ha deto il 100% per arrivare al suo massimo livello"

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