Il presidente di Legabasket Umberto Gandini è stato intervistato da Tuttosport.
Un estratto delle sue parole.

Segnalo che in varie regioni dal 29 agosto, senza assembranti e nel totale rispetto delle norme e dei protocolli, il pubblico ha visto basket. Le società ha sostenuto spese aggiuntive ingenti per la ripartenza e gli sforzi non hanno generato alcun problema di sorta. Tutto questo non ha però prodotto alcuna attenzione da parte del Governo. Eppure basket di Serie A è parte dell’industria dello spettacolo sportivo.
Il risultato è che siamo esclusi dagli interventi a pioggia nonostante gli ingenti costi sostenuti per far partire l’attività, compresa quella europea in cui sono impegnate nove delle 16 società. Le società si ritrovano con zero ricavi e però i contratti da rispettare, com’è giusto che sia.
Il futuro? La pallacanestro italiana va avanti grazie agli imprenditori, le aziende, i mecenati che stanno mettendo le loro risorse. Ma non possiamo andare avanti senza una direttiva perle società 11 Governo deve comprendere che siamo un dipartimento economico e sociale, che ha diritti, doveri e responsabilità, anche nei confronti dei giovani, in termini di esempio, di riferimenti per i ragazzi.
Fermare il campionato? Non vedo il motivo, né lo scopo. Abbiamo impegni verso gli sponsor, le tv, le agenzie di scommesse, abbiamo la possibilità di mostrare la bellezza del nostro sport al pubblico che resterà più in casa, doveri nei confronti degli appassionati. Abbiamo contratti da rispettare con giocatori, allenatori, gente che lavora nei club. Siamo stati attaccati in primavera quando abbiamo deciso di fermare il campionato, ora che siamo nelle condizioni di andare avanti vogliamo fermarci? Io ho una sola domanda: perché? E osservo: se ci fermiamo oggi scompariremo, se andiamo avanti rischiamo di fallire, vero, ma abbiamo una possibilità.
Una eventuale bolla per terminare la stagione? È indubbio che alla luce di quanto sta accadendo nel Paese e nel mondo sia necessario esaminare varie opzioni. Ma resta la questione dei costi, insostenibili per il basket italiano, ammesso si trovi un posto in grado di organizzare e gestire la bolla.

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