Facile dirlo, adesso, che con questa squadra non si poteva non vincere tanto eccetera. Facile, come fare 13 giocando la schedina il lunedì. La Fortitudo che ha ottenuto la promozione era nata con inevitabili dubbi sulla tenuta di strada, sull'anzianità di servizio dei giocatori confrontata con l'inesperienza del coach a gestire un top team. Ed è facile oggi criticare i critici, ma in estate era ovvio che ci fosse non tanto qualche perplessità, ma solo interrogativi: tutta roba andata in cavalleria, visto come il campionato sia poi stato ridotto ad una semplice scampagnata (“gita enogastronomica”, se non fosse un copyright altrui). E' andato tutto bene, si è iniziato alla stragrande e non ci si è fatti impressionare da qualche, fisiologica, battuta d'arresto. E quindi si vada del canonico nunc est bibendum (e domenica si è bibendumato eccome), per chi torna a rivedere le stelle dopo 10 anni dall'omonimo grottesco parco, dalle leggendarie lacrime di Huertas e una lunga traversata dall'inferno delle scissioni, alle sberle di Cento, Costa Volpino (cit.) e gli ultimi, recenti scontri vani nei playoff di A2. E allora applausi, a chi ha reso facile facile quello che facile facile non era proprio, anzi.
Direte, ma la stagione non è ancora finita, ci sono ancora partite, il pagellone non è un po' troppo anticipato? Vero, ma intanto l'obiettivo è stato raggiunto e ora c'è solo del garbage. Poi, per un'altra ragione: già il 6 maggio, giorno dopo l'ultimo palleggio in A2 (dopo la finale LNP con la vincente dell'Ovest), si inizierà a parlare di mercato, e dell'inevitabile necessità di salutare qualcuno dei protagonisti della cavalcata. Allora meglio anticipare, e festeggiare prima che l'obbligo della cronaca chiuda la favola con gli arrivederci e grazie.


Benevelli - voto 7 - Bidimensionalità di chi riesce a rendersi utile in area e a diventare velenoso dall’arco in quelle situazioni di eventuale stallo dei titolari. Quel qualcosa che forse l’anno scorso non c’era, e che contribuisce a rendere la Fortitudo un attacco contro cui non puoi battezzare davvero nessuno. Cala un po’ nel girone di ritorno, vuoi per acciacchi vari vuoi per il rientro di Mancinelli a cui deve cedere qualche minuto. Ma si fa trovare sempre pronto, mette la firma in alcune vittorie, e diventa quel gregario che sa anche come ergersi a protagonista e poi tornare nel suo ambito, dopo aver preso gli applausi, senza reclamare più del dovuto. Attorno ai 7 di punti di media, giocandone circa 17.


Cinciarini - voto 8 - La spiegazione del successo passa da lui, che accetta il ruolo di non starter sapendo che, al momento dell’ingresso in campo, le qualità per restarci le ha eccome. E allora ecco che il minutaggio non è poi tanto inferiore a quello dell’anno scorso (22’ invece che 26’), ma la resa dei 13 punti di media è uguale, e la percentuale migliore (43% da 3, per intenderci). E’ l’arma letale, quello che esce dalla panchina e fa disperare avversarie che robe del genere non ne hanno. Forza meno, sa che non ce n’è bisogno, e sa di avere sempre il colpo in canna anche se i primi due tiri non entrano. Miglior sesto uomo di questo campionato, soprattutto per come non ha problemi a capire che la squadra è di questo che aveva bisogno.


Delfino - voto 6 - Non ha ancora raggiunto la pensionistica quota 100, e arriva a campionato in corso più come ruota di scorta che non come tampone ad una emergenza. Visto il suo amore per questi colori e la non necessità di ergersi a salvatore della patria, alla fine si potrebbe scherzosamente dire che abbia dato più qualcosa a lui la Fortitudo nel richiamarlo che non lui alla Fortitudo, E' l'ultimo ingaggiato, ma aiuta nel tenere alta la concentrazione e la qualità degli allenamenti, e non sgomita più di tanto per ottenere un ruolo che da curriculum potrebbe anche pretendere, ma che a febbraio, in un congegno già oliato, non gli può essere lasciato. Cifre, ovviamente, irrisorie per le poche gare giocate: come dice lui stesso, si è imbucato per ultimo alla festa e ha ballato con la sposa.


Fantinelli - voto 8 - Doveva tornare più o meno a casa, per conquistare quello che fuori regione non gli era stato possibile conquistare. Strana razza di play che sfrutta le antiche doti per fare più male in post basso che dall’arco, che prende rimbalzi come un lungo (6 a botta) e quindi, se in giornata, rischia di entrare negli annali per le triple doppie. Parte in ritardo per un infortunio, poi non ha particolari problemi prima a prendere le chiavi della squadra, poi a capire che non c’è bisogno di forzare sia passaggi che tiri, visto e considerato come attorno ci sia tanto di quel cervello aggiunto per cui il lavoro gli è anche facilitato. Chiaro che dovrà lavorare sulla dimensione esterna (l’opzione “tiro da 3” è utilizzata, sotto il 30% di gol, con un solo tentato a gara: roba di 30 anni fa) per diventare ancora più pericoloso. 9 punti di media e il 61% da 2, e un dubbio: sarà uscito dal bar cercato per festeggiare la promozione, dato che qualche partita ancora va giocata?


Hasbrouck - voto 8,5 - Retrocesso con la Virtus e promosso con la Fortitudo: se non è questo un curriculum da Hall of Fame biancoblu poco ci manca. Lassie torna ma in una casa diversa, e anche l'esito è diverso. Smentisce l'idea di poter essere un mangiapalloni nel modo più semplice: non li mangia, se non quelli nelle mani degli avversari. E anche nelle giornate di tiro sbilenco non sembra voler forzare solo per le proprie statistiche ma perchè è necessario, comunque, che ci provi. Ad ogni modo, ha tanto di quel credito che gli si perdonano le (poche) forzature, e mai nessun compagno resta con le mani vuote in attesa di un passaggio che non arriva. Oltretutto, fa un'altra cosa: difende. E allora, cosa dire altro? Applausi: arriva alla fine quasi stremato, rischiando lo strappo dei muscoli per l’ennesimo tentativo di correre in contropiede o tenere vivo un pallone. Bravo: 16 di media, ma anche 1.7 bocce recuperate a prova di quanto detto.


Leunen - voto 9 - Sarà anche A2, ma non si era mai visto un giocatore capace di essere decisivo prendendosi, in certe partite, solo un tiro. Riuscendo a capire le situazioni, spesso, utilizzando il terzo occhio, il terzo braccio, la terza gamba, insomma qualcosa di irreale, a tratti. Le scelte sbagliate si contano su nemmeno la totalità delle dita di una mano, e senza dubbio è l'mvp. sul campo, della stagione. C'erano dubbi sulla sua convivenza agonistica con i dirimpettai di reparto, ma vista l'intelligenza avrebbe potuto tranquillamente dirigere al posto di Fantinelli, allenare al posto di Martino, curare le pubbliche relazioni per le iniziative commerciali di Mancinelli, pagellare al posto nostro. Anzi, se l'anno prossimo volesse, il posto glielo diamo. 12 di media, 60% da 2 e 50% da 3, e le cifre non sono nemmeno la parte importante del suo gioco.


Mancinelli - voto 7,5 (sulla fiducia) - Parte in ritardo, si intoppa, fatica a rientrare, sbuffa, si riblocca, fatica a salire sul treno in corsa, riscende, poi tutti i salmi finiscono in Gloria, e quindi pure il suo, senza bisogno di scomodare Umberto Tozzi. Solite scucchiaiate, solito rendimento, soliti gol imprevisti a salvare eventuali sterilità, solito ogni tanto borbottare dopo un errore (e ritardo nel rientrare) e ora il dubbio: se ne potrà mai fare a meno? Potrà mai lui andare altrove, lontano dal suo pagellaro preferito? Potrà mai il pagellaro fare senza di lui, che da quasi 20 anni è il suo bersaglio preferito, fin da quando gli rifilava dei 5 a prescindere solo per le sue acconciature, diciamo, ispirate a manga giapponesi? Nel girone di ritorno viaggia a 10 punti di media, ma difficile parlare di statistiche per chi solo nel finale ha avuto modo di essere al meglio. Di certo, porta ossigeno quando attorno iniziava ad essercene meno, e forse la pensione, dai, non è ancora il caso.


Pini - voto 7.5 - Capisce immediatamente che il ristorante offre un sacco di portate, e lui deve solo farsi trovare pronto: la risposta c'è, e diventa un bancomat. Ovvero, gli fornisci palla, risponde con due punti facili. Una delle sorprese della stagione, bravo a sfruttare le assenze per accaparrarsi minuti senza far rimpiangere niente e nessuno: credono in lui, ripaga. Poi chiaro, c'è qualcosa da migliorare nell'ambito della continuità (qualche cazziata per sonnolenze se le becca), nella difesa sugli omoni e nel far muro a rimbalzo, ma era il reduce della scorsa annata che veniva citato per ultimo ("Sono rimasti X,Y,Z e.. ah, c'è pure Pini"). Margini di miglioramento ce ne sono eccome: sfiora i 10 punti di media, il 58% al tiro, 3.8 rimbalzi.


Rosselli - voto 8 - In un sistema meno precario dello scorso anno riesce a rendere per il meglio, senza bisogno di forzare la mano ma, comunque, consapevole di avere attorno tanta roba da non dovergli chiedere gli straordinari. Più inserito, non eccede in precarie regie, tiene sempre la testa a posto, si fa perdonare i (pochi) errori e può adesso alzare il calice per l'ennesima promozione. Non gli si chiude più di tanto la vena, problema avuto in precedenza, e diventa l'evidenziatore con cui illuminare tutto il resto: sa far tutto, e lo si sapeva. Lo fa bene, e quindi è festa grande: il problema sarà ora capire cosa fare da grande, anzi da anziano, perché per la serie A dovrà limitare richieste, esuberanze e via discorrendo. Saprà farlo, o preferirà andare a cercare il millesimo gol in seconda serie? A lui l’ardua sentenza. 11 punti di media, quasi 5 assist, altalenante 25% dall’arco.


Sgorbati - voto 6 - Forse ci si poteva aspettare qualcosa di più dal giovine, che con il passare del tempo scivola dalle rotazioni un po' per le integrazioni di Mancinelli e Delfino e un po' per acciacchi vari. Parte da studente con voglia di studiare, termina con giustificazioni sparse che ne differiscono il giudizio. Quando ha spazio, ad ogni modo, è bravo a non pestar piedi o lasciare polvere, a prova di fosforo che batte l'ormone. Decina di minuti di media, rallentando nel girone di ritorno.


Venuto - voto 7 - Chiamato a fare il normalizzatore, fa il normalizzatore: pochi fronzoli, gestione capendo che i big sono altri, giro di palla e capacità di farsi trovare pronto, là sugli scarichi, quando le difese dimenticano che la manina comunque ce l'ha e preferiscono, erroneamente, chiudere altrove. La rivincita dell'uomo normale, che si trova in un meccanismo dove non serve essere quello che non si è, e dove quello che si è basta e avanza per essere quell'ingrediente poco evidente nella ricetta. Che, però, rende tutto più saporito, alla fine. E, come Benevelli, è capace di vincere partite quando c’è bisogno di lui, e di tornare nei ranghi senza borbottare mai. Dopo Borra, un altro coro che pare uscire da un disco degli Squallor (onore a loro, sempre e comunque). Paragonato ad Andrea Blasi, non senza esagerare. 4 di media in 16’, 42% da 3.



Martino - voto 10 - Esiste eccome, il Molise. L'allenatore di Isernia entra nella storia Fortitudo capendo che la macchina deve essere gestita più che ribaltata, e spiegate bene le gerarchie evita qualunque rischio di overcoaching lasciando fiorire le tante coltivazioni di fosforo sparse per il campo. Bravo a tenere alta la concentrazione, a non lasciare nulla dato per scontato e, soprattutto, tenere caldi tutti i giocatori ben spiegando a ciascuno quale fosse il suo ruolo. I risultati gli danno straragione, e qualche merito lo deve per forza avere pure lui, che giustamente si gode il tripudio di aver passato alla grande il primo esame in una grande. Ora via di massima serie, altro step della sua carriera: oggi sono state solo rose e fiori, ma si prepari perchè delle spine se ne troveranno per forza. Però è libero di rinviare il pensiero alla fine dei festeggiamenti.


Scrivanie e affini - voto 9 - Si potrà anche storcere il naso davanti a qualche ingenuità naif, ma se il risultato è questo allora che si organizzi a ogni inizio stagione una presentazione di un ignaro sponsor, verrebbe da dire (ma Metano Nord, viste come sono andate le cose, si sta mangiando le mani?). Uno dei grandi risultati, intanto, è che fino a prova contraria la parola lodo, in Fortitudo, oggi si collega solo al soprannome di un tifoso relativamente vip, e non è cosa scontata nello sport odierno. E, anche in una realtà spesso colpita da spifferi, quest'anno le uniche magagne sono state le problematiche di convivenza tra diversi gruppi organizzati del tifo. Ovvio che i risultati del campo hanno facilitato l'ordinaria amministrazione, ma intanto va ricordato che in Fortitudo di ordinario non c'è mai stato tanto, e poi che questi risultati, comunque, sono stati ottenuti non per grazia divina ma per scelte azzeccate a monte. Ora? Ora viene il bello, e la cosa importante sarà, soprattutto, stare con i piedi per terra ed evitare voli pindarici: la gente vuole serietà e stabilità, più che paroloni e promesse a vanvera. E le ultime esperienze di massima serie sono una ferita ancora molto, molto dolorosa. Ma, per oggi, solo applausi.

(foto Giulia Pesino)


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