(foto Valentino Orsini - Fortitudo Pallacanestro Bologna 103)
(foto Valentino Orsini - Fortitudo Pallacanestro Bologna 103)

Teo Alibegovic è stato ospite di Vitamina Effe su Radio Nettuno Bologna Uno.

 

Domenica tanta fatica ma si è vinto. “Ogni volta quando si vince si deve celebrare e non piangere. Guardiamo il lato positivo, è stata la prima volta che abbiamo vinto aggrappandoci alla gara con le unghie. Forlì lo ha fatto, quest’anno, un sacco di volte. Abbiamo una squadra che combatte, che non molla mai, ed è quello che volevamo fino dall’inizio, ovvero gente che può vincere o perdere ma che non si arrende”

Questa squadra anche nelle gare perse è sempre stata presente. “E’ la bellezza di un allenatore che, come ho detto più volte quest’anno, è di un’altra categoria. Dobbiamo goderci questa situazione, i ragazzi sanno che possono imparare e diventare più bravi. E finalmente abbiamo visto ad esempio Giordano, che non aveva mai messo piede in campo: lo avevo detto, che a dicembre-gennaio sarebbe uscito fuori. Vero che mancava Panni, ma intanto ha giocato e sapevamo che prima o poi qualcuno si sarebbe fatto male o si sarebbe stancato. Non esistono giocatori che non si infortunano mai”

State ipotizzando un cambio di obiettivi stagionali, ovvero la serie A? “Non abbiamo mai pensato a posizioni di classifica, il nostro obiettivo è giocarsela sempre fino all’ultimo, poi più ne vinci meglio è”

Il mercato

Delfino è andato a Cento. Voi avete idee di fare qualcosa? “Non abbiamo mai pensato a lui, semplicemente perché Carlos è stato un grandissimo giocatore per questa società, e da tifoso lo ringrazio per come lasciava il cuore in campo. Ci sono giocatori che si sono autoproposti, ma solo in un caso abbiamo cercato qualcuno che poteva essere utile per la Fortitudo, un giovane peperino non giovane quanto Giordano ma che avrebbe potuto dare al nostro coach maggiore serenità. Anche se, ripeto, Giordano non mi è dispiaciuto. Ora lui è entrato, Conti e Morgillo anche, e il coach ha tutte le possibilità per mangiare loro la faccia e farli crescere. Dicono che abbiamo solo 5 giocatori, ma ne abbiamo tesserati 11, e la cosa importante è che qualcuno possa dare una mano ai veterani, che hanno tanto appoggiato i giovani con tanta pazienza. E anche l’allenatore non è stato felicissimo ma è stato paziente: ora tocca a loro fare il proprio, perché di occasioni ce ne sono. Dobbiamo ricordarci che è importante anche la prestazione, se tu entri e sbagli sempre è normale che tu venga cambiato e a fine stagione salutato. Noi vogliamo mantenere quell’idea fortitudina di far crescere i ragazzi.”

Hai detto che una macchina che funziona non si cambia, però rischia di usurarsi. “Dipende dalla qualità della macchina… Il presidente ha detto, e io sono d’accordissimo, che come tutte le società staremo attenti a quello che succede attorno a noi. Ci possono essere giocatori ottimi ma non adeguati, ad esempio, e noi per questo abbiamo cercato chi poteva essere adeguato. Lo avevamo cercato, non aveva mai messo piede in campo, e da quel momento è diventato il migliore dei suoi. Ecco, una piccola miccia per i nostri giocatori deve essere quella di non perdere altro tempo. Conti è stato MVP della B, del Playground e del campionato universitario. Cavolo, ragazzo, credi in te stesso! Ha alcuni flash in campo dove si capisce che può farcela, in altri casi si vede la sua fragilità. Ma adesso basta, comincia a fare passi in avanti e recupera il terreno perso. Io, per primo, ho fede in lui: quando ho parlato con il coach di lui nessuno ha mai pensato a cederlo, ora tocca a lui.”

Attilio Caja

Un commento su Caja fino ad oggi? “Caja è in giro da oltre 30 anni, non è sicuramente una incognita. E’ stato lucido in ogni situazione, lo è in qualsiasi momento, e con poche parole ha sottolineato le necessità. Siamo consapevoli di tutto, ma siamo fiduciosi che la squadra che lui ha costruito sia quella giusta. Ci può stare che ci sia un po’ di debolezza, come capita a tutti, però poi ci si riprende: su e giù ce ne possono essere, li può avere avuti anche lui che magari dopo una sconfitta si può essere depresso, ma per il 99% delle situazioni è sempre presente”

A Udine però si è perso contro chi ha fatto 20/40 da 3. “Vero, ma puoi sempre chiederti cosa potevi fare per evitarlo, ci sta, lo ha fatto anche lui”

Alibegovic
Alibegovic tra Gentilini e Tedeschi (Foto Valentino Orsini)

 

Il basso rendimento dei panchinari è colpa loro, o Caja che forse non riesce a farli rendere al meglio? “Bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto. Se giocano sotto il minutaggio ipotizzato, allora giochino meglio e avranno più spazio. Devono metterci la grinta, non è il coach che cambia la tua qualità ma sei tu che te la cambi. Io quando giocavo in Fortitudo mi allenavo anche da solo, o correvo sulla pista di atletica che c’era sotto il Paladozza. E, in campo, avrei giocato 41 minuti su 40. I ragazzi sono qui non perché sia stato fatto loro un regalo, ora devono essere loro a farselo. E non è un problema di Caja: lui deve spronarli, e quando vedrà dei miglioramenti le cose cambieranno. Ripeto, lui si è opposto categoricamente ad offerte, anche triennali, di altre squadre. E’ la prova che lui crede in loro, poi a fine stagione vedremo cosa succederà. E’ il diretto interessato che deve provocare il coach e dimostrare che si è sbagliato: hai 5’ di chance? Vai e dai il massimo. Io ero magrissimo, nel Bosna, affrontai l’Hapoel Tel Aviv contro gente feroce, ma io mi proposi per cercare di fare il massimo. I miei compagni si misero a ridere, ma poi non sono mai più uscito. Quando ho visto giocare Giordano, a un metro e mezzo di distanza dal playmaker, ricordo quando andai agli Heat e vidi il coach gridare che in difesa devi fare in modo che il regista avversario debba essere più preoccupato di come lo marchi, che non di come far girare il proprio attacco. Giordano non deve far passare facilmente la metà campo al proprio avversario, e questo sarebbe l’sms migliore che lui potrebbe spedire al suo coach”

La società

Gentilini ha detto che la società sarebbe pronta per la serie A, e alcuni sponsor stanno rientrando così come, con Innova, si potrebbe pensare che il passaggio di consegne non sia ancora stato chiuso definitivamente. “Il passaggio c’è stato. Innova si è messa a disposizione per aiutare questa nuova proprietà e per creare la Fortitudo del futuro. Il passato è passato, non pensiamoci più. Ora dobbiamo creare i presupposti per affrontare la A1: non li abbiamo ancora preparati, non siamo forse ancora pronti, ma siamo motivati. Gentilini e Tedeschi sono locomotive, siamo tutti coesi e tutto si sta muovendo in modo fantastico anche con l’allargamento del Consorzio. Alcuni sponsor sono tornati, hanno ripreso fiducia, in tanti hanno riconosciuto come la Fossa sia l’iceberg attorno a cui fare le fondamenta. Io sono felice, c’è una Fortitudo con al suo interno membri che vogliono unire e non disunire, cosa che in precedenza non c’era: prima c’erano persone che pensavano solo al proprio orticello, ma questa ora è una famiglia dove tutti stanno bene sotto il proprio tetto. Così come c’è maggiore collaborazione con la SG, ci deve essere una ricostruzione del settore giovanile: io mi ricordo che nel 1992 i nostri tifosi andavano a vedere le partite dei giovani, e questa cosa ora sarebbe bellissimo. Loro dovrebbero essere competitivi, non perdere di 50, e sarebbe bello che loro crescessero e magari avessero la Fossa a tifarli”

Finora come sponsorizzazioni quanto avete raccolto? “Non mi va di parlare di cifre, ogni azienda è giusto che abbia i propri segreti, ma siamo al 25-27% in più rispetto allo scorso anno. Abbiamo venduto il 90% dei biglietti spendibili, ditemi chi lo ha fatto. Nemmeno il Partizan, almeno a livello di abbonamenti. Abbiamo fatto vari tutto esaurito, e questo dimostra che la gente ha capito come questa sia una battaglia che si gioca su tanti campi. Siamo andati a parlare con tanti sponsor, spiegando le nostre ragioni e cercando di essere il più possibile credibili: magari a fine anno qualcuno per vari motivi non vorrà rimanere, ma come sul mercato dei giocatori anche qui può succedere di fare dei cambi, per il bene dell’ambiente. Noi siamo un bel gruppo, c’è coesione in campo e in tribuna, quando c’è un fallo la gente si arrabbia come se avessero toccato un loro figlio, e questo è un bene che si era perso nel passato”

Sei apprezzato anche dai tifosi Virtus. “Io sono un uomo sportivo, non ho mai avuto problemi con nessuno, e ovviamente a parte il derby io rispetto tutti quelli che si impegnano. Ricordo nel 2005 che c’era Sabatini che mi voleva portare via giocatori, quando noi eravamo da Final Four in Eurolega… La vita è una giostra, quello che conta è non mollare mai”

Quanto è stato importante Gentilini per il tuo ingresso in Fortitudo? “Lui c’era già prima di me. E Tedeschi era l’unica persona che poteva rilevare la proprietà da quella precedente, anche perché il vecchio proprietario non avrebbe dato la Fortitudo in mano a chiunque, ha aspettato mani affidabili. Ci sono state interruzioni nel piano originario, perché ognuno cercava la soluzione migliore, e io ci ho creduto fino alla fine. Ricordo il mio allenatore, Pesic, che diceva che la cosa importante è sempre, in attacco, guardare l’azione e pensare al meglio senza masturbazioni mentali e arrivare a tiri di merda. Ecco, Gentilini e Tedeschi si sono trovati subito molto bene, hanno trovato ottimi soci, e ho detto immediatamente sì. Io non sono di nessuno, io appartengo ai miei genitori, sono qua da fortitudino con il diritto di avere una opinione e di poterla esprimere a loro così come agli altri soci, è quello che mi viene chiesto anche quando può essere una verità brutale. Io l’anno scorso certe cose che non mi andavano bene le dissi pubblicamente, perché con la verità non si possono fare compromessi. Qualcuno si sarà offeso e mi ha voltato le spalle, ma io non ho mai detto qualcosa senza averne le prove. E se mi avessero fatto causa non avrebbero portato a nulla”

Ogden e Freeman quanto possono migliorare? “Sono due ragazzi totalmente opposti. La bellezza e l’eleganza di Ogden è rara, e ha un tiro immarcabile. Dovrebbe cercare di essere più aggressivo perché ha tante armi, ha velocità, accelerazione e un tiro altissimo. Freeman è una bella sorpresa, altri giocatori li conoscevo ma lui è stata una sorpresa (anche se la migliore è stata Bolpin): pareva un giocatore di sola energia ma è molto intelligente. Dopo certi rimproveri di Caja molti stranieri se ne sarebbero andati, ma così si comportano i giocatori stupidi. Lui invece è intelligente e ha imparato: guardate la gara di Trieste, dove lui era sempre dove sarebbe dovuto essere, quasi alla cieca. E’ un grande ragazzo, al di là dell’aspetto da Bob Marley, una bella persona, un guerriero che non guarda le statistiche come fanno tanti altri. Si è messo a disposizione”

Taflaj? “Persona squisita e fantastica. Quando ha avuto la possibilità ha fatto molto bene, l’unico suo difetto è che non riesce mai a cambiare ritmo, cosa che in A2 è necessaria. Dopo la prima partita tutti sapevano che la sua arma migliore è il tiro piazzato e lo hanno limitato. Ma non ha mai rischiato di essere messo sul mercato. Capisco se volesse essere altrove o se volesse giocare. Deve stringere i denti, menarsi competitivamente con i suoi compagni per guadagnare spazio. Lui e Sergio non sono in competizione, perché giocano in ruoli diversi, forse la differenza è che Sergio è pronto per la A2, Taflaj come Giordano deve ancora diventarlo. Non dimentichiamo che Giordano giocava sì, ma in squadre non vincenti, e non giocava certo al Paladozza…”

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