Kassius Robertson è stato sentito da Andrea Tosi per la Gazzetta di Bologna. Un estratto dell'intervista.

"Il mio nome? Mia madre era una tifosa di Mohammed Alì quando ancora si chiamava Cassius Clay. Le piaceva quel Cassius e me lo ha imposto però cambiando la C con la K per una questione di rispetto e di opportunità: oggi ne avrei avvertito il peso sulle spalle.
Il mio basket? Sono sempre stato un tiratore fin dai tempi del liceo in Canada, ma non ero mai contento delle mie percentuali. Al college mi sono molto applicato lavorando sul tiro con lunghe sedute. A Missouri ho trovato la mia dimensione sotto coach Martin. Da allora ho sempre migliorato le mie statistiche anno dopo anno.
La Fortitudo? Bella squadra, grande ambiente. Siamo gli underdog del campionato, ma solo sulla carta. Se giochiamo insieme, come abbiamo fatto nelle ultime tre partite, possiamo battere chiunque. E poi c'è l'effetto PalaDozza che ci spinge: per me è l'impianto più bello in cui ho giocato. Ha qualcosa di magico.
Il derby? Ne sento parlare da quando sono arrivato in estate. I tifosi mi fermano per strada o mi scrivono via social per spronarmi a vincere "the City Game". Io sono curioso di giocarlo, non vedo l'ora. Al college ho vissuto la rivalità tra Missouri e Kansas: 25mila spettatori in una partita di prestagione. Per Bologna è un evento importante. Non c'è nulla da aggiungere, solo dobbiamo combattere senza paura"


(foto Fortitudo - Valentino Orsini)

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