Nell'anniversario del primo scudetto Fortitudo Gianluca Basile è stato intervistato da Alessandro Gallo sul Resto del Carlino.
Un estratto delle sue parole.

Basile ora ha un ettaro di terra e pensa di produrre olio, oltre a raccogliere cani randagi (al momento 15) in attesa di adozione. In fondo prima che cominciasse tutto, sulla mia carta d'identità, c'era scritto bracciante agricolo. Sono tornato a fare quello che facevo prima di giocare.

I ricordi del primo scudetto "Ho rivisto alcune immagini su youtube. Legata a gara-due, a Treviso. Vincemmo facile".
Dopo aver perso la prima. "E chi se la dimentica? Le voci dei tifosi, l'angoscia. Le grate degli spogliatoi davano sull'esterno del PalaDozza. Si sentivano i loro pensieri.
Quali? Non abbiamo mai vinto un c... E' la solita storia. C'era tanta rassegnazione.
E invece? Ci riprendemmo subito il vantaggio del fattore campo vincendo gara-due. Poi la terza sfida e l'apoteosi al Palaverde.
Come ci riusciste? "Ci rialzammo per un insieme di cose. La prima, Recalcati aveva appena vinto uno scudetto. Poi io e altri compagni non avevamo vissuto le finali con Milano e Treviso. E nemmeno il tiro da quattro di Danilovic. Sembrava una maledizione.
Quando ha capito che lo scudetto era vinto? Alla sirena. Prima non si poteva. Non era possibile sognare. Avevamo una scimmia sulle spalle. A Treviso sapevamo di poter chiudere i conti. Eravamo convinti. Ma tutti zitti".
Poi? Beh, il ritorno a Bologna. Migliaia di persone in piazza Azzarita. Il sogno di Seragnoli. Impossibile non emozionarsi.
Più bello il primo o il secondo scudetto? "Gli scudetti sono come i figli. I figli sono diversi, ma vuoi bene a tutti, allo stesso modo".
La nuova Fortitudo? "E' arrivato Sacchetti. Una bella sorpresa. Adesso bisognerà costruirgli una squadra ad hoc. Meo per rendere ha bisogno di un gruppo che corra".

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