Bene, benissimo. Gioia, spettacolo, e poca attenzione ad una cosa, al largo, che poi si rivela un iceberg. Non serve far sentire anche Celine Dion per capire che capiti alla Fortitudo, che dopo 18’30” quasi perfetti, arrivando fino al 49-39, si inabissi in maniera quasi imbarazzante davanti ad una Sassari che aspetta solo di raccogliere i cocci avversari e farne una partita vinta. Così, giocando più o meno come contro Varese, ma non avendo davanti Varese, la partita viene persa in modo anche roboante, come punteggio. Facendo capire che la primavera è ben lungi dall’arrivare.

Si parte con le sinusoidi di una squadra che potrebbe volare ma ancora non sa fino a che altezze possa ergersi: break positivo prima, negativo poi, e 12-2 di parziale nella seconda parte del quarto grazie a sublimi giri di palla che mettono in particolare Totè nella condizione di fare il vuoto sotto canestro e cancellando quindi, con quelli fatti, quegli altri a volte subiti con qualche svagatezza di troppo. E 24-19 al 10’.

Ritmi altissimi, cesti fatti e subiti, e protagonisti offensivi imprevisti viste le triple di Charalampopoulos e Gudmundsson – la fatica di digitarli assieme, signori miei… - provano a fare un po’ di largo, ma quel che si fa poi si concede, specie a Logan e ad un nervoso Gentile. Le triple di Frazier e la zona portano Bologna a +10, ma basta un attimo di defaillance difensiva, coinciso con il rientro in campo dei titolari, e la mucca calcia il latte munto: si piomba in un amen a -3 con uno 0-13 in cento secondi, ed è 52-49 Sassari al 20’.

Le sberle continuano, e di fatto è un 3-23 a cavallo dei due quarti in cinque minuti e spiccioli: davanti arriva un po’ di braccino, dietro non si segue un rimbalzo o una rotazione nemmeno per sbaglio, e il +10 che fu diventa, appunto, una voragine quasi senza fine. -13, poi si cerca di alzare l’intensità difensiva in qualsiasi modo, facendo forse più fumo che arrosto. Si brontola per un cesto annullato a Totè, il Paladozza borbotta, 68-75 al 30’.

E’ un cotal colabrodo che si festeggiano le poche azioni senza cesto preso quasi come fossero gol di Zoff. Diventa 73-88 al 33’, con l’attacco che non riesce a reggere l’urto e a limitare i danni della difesa. Quando non si prende canestro arriva il rimbalzo non trattenuto o addirittura il passaggio di apertura in malora, e allora è gara facile, per Sassari, portarla a casa senza dover nemmeno temere le forche caudine di un palasport che non può difendere per i propri giocatori.


(Foto Valentino Orsini - Fortitudo Pallacanestro 103)

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