Al Festival dello Sport di Trento, in questo weekend, si è parlato anche di basket con ospiti importanti. Riportiamo un po’ di dichiarazioni, prese dai vari quotidiani che oggi tornano sull’argomento.

Djordjevic - “L'Italia per noi ha rappresentato un punto d'arrivo. Io potevo andare in qualsiasi squadra d'Europa, ma quando ho saputo che potevo andare a Milano non ho voluto sentire altro. Stiamo cercando di trasmettere quello che abbiamo imparato, ovvero che bisogna lavorare sodo, sempre, di più. Se, invece, volete sapere il segreto di noi slavi e di noi serbi in particolare, eccolo: siamo un Paese di tante difese e di nessuna conquista. Siamo cresciuti con un senso del gruppo, dell'aiuto che ti viene dal compagno e che tu ricambi. La pallacanestro è un gioco strano, un imbroglio è una parola forte, ma in effetti noi guardiamo da una parte e passiamo dall'altra. Noi siamo forti con la palla in mano e sappiamo che con le relazioni si cresce. Abbiamo imparato che l'attacco vince le partite, ma le difese vincono i campionati”


Danilovic – “Io volevo giocare con Brunamonti e per questo scelsi la Virtus. Ma in Italia ho trovato tante belle cose. Teodosic fuori dal mondiale? A me dispiace che abbia lasciato la Nazionale, ma di queste cose dovete parlare con l'allenatore”

Smodis – “Credo che nemmeno Ettore e Brunamonti si aspettavano che io fossi così importante al mio primo anno. Per me era la prima volta lontano da casa, oltre tutto con la responsabilità di essere appena diventato padre. Sono stato fortunato, era facile con Rigaudeau, Ginobili, Abbio. Poi, c'era il derby. Non che fosse facile giocare a Cantù per fare un esempio, ma il derby aveva ben altri picchi di emotività. Il passaggio alla Fortitudo? Semplicemente, volevo restare in città, il fatto che gm e allenatore fossero slavi fu solo un aiuto.”

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