Rok Stipcevic è stato sentito da Damiano Montanari di Stadio. Un estratto dell'intervista.

"Sono cresciuto sotto le bombe, durante la guerra di indipendenza croata. Mio padre Borben, che in italiano significa "Guerriero", era un ufficiale militare ed era stato chiamato a combattere al fronte. Mia madre Metka lavorava per nove ore al giorno come operatrice finanziaria in un'azienda. In prima elementare andai a scuola solo qualche giorno: era troppo pericoloso. Ogni tanto veniva a casa un'insegnante privata. Spesso era mio fratello Luka, più vecchio di me di sei anni, ad aiutarmi nei compiti. Crescere in quella situazione mi ha temprato.
Chi mi conosce, sa che nella mia carriera ho sempre dato un contributo differente. Ma a noi giocatori della ex Jugoslavia hanno insegnato che l'allenatore è il capo: si deve ascoltare e fare quello che dice. Alla Fortitudo serve un Rok Stipcevic diverso, come quello della gara con Varese, e io, per amore della Effe, sono cambiato. Prima di domenica scorsa, la gente che mi incontrava per strada mi diceva di tirare, di fare canestro. Io non voglio prendermi dieci tiri a partita, come farebbe il 90% dei giocatori, per farsi vedere. Non devo dimostrare niente a nessuno, mi interessa solo che la mia squadra vinca. Abbiamo già giocatori con punti nelle mani Per vincere servono equilibrio e magari una buona difesa sul migliore giocatore avversario, mettere in ritmo i compagni, chiamare lo schema giusto al momento giusto.
La fiducia del coach? Sì, la sento. Per centinaia di volte ho gestito situazioni come quella. Mi piace essere in campo nei momenti decisivi.
Cosa è servito per superare la crisi? Prima di tutto l'essermi allenato sempre al 100%. Poi la consapevolezza della persona che sono e il ricordo di quello che ho superato da bambino durante la guerra in Croazia. Oggi gioco con una palla; una volta guardavo le granate nascosto dentro casa. La mia famiglia è sopravvissuta e insieme siamo andati avanti. Quando superi certe situazioni, impari a dare le giuste priorità, sempre con grande lealtà e onestà: preferisco chi dice in faccia una verità scomoda a chi palla dietro le spalle"


FOTO DI VALENTINO ORSINI/ FORTITUDO PALLACANESTRO

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