Ieri in Sala Borsa c'è stata l'inaugurazione della mostra “Una storia con la Effe maiuscola”, raccolta di memorie della storia fortitudina. Molti gli ospiti presenti, tra cui Davide Lamma e Carlton Myers che ha lasciato qualche cimelio e scambiato parole con i giornalisti. Un estratto del suo pensiero, come riportato dal Corriere di Bologna.

La mostra dei cimeli Fortitudo
La mostra dei cimeli Fortitudo

 

"Non mi è rimasto granché, da giocatore non avevo conservato molto materiale, poi diverse cose sono andate perse nel tempo, ed è un peccato. Anche quel famoso pallone degli Europei che misi sotto la canotta, non ce l'ho più. Qui però ho portato la mia numero 10 blu del primo scudetto che indossavo a Treviso nel 2000. Magari non tanto, ma qualcosa con quella Fortitudo l'abbiamo vinta.

La Virtus

Potevo andare alla Virtus e chissà come sarebbe andata. Ma dissi di no, non una ma tre volte, ad Alfredo Cazzola. Che è stato un grande dirigente, ricordo bene la volta in cui andai nel suo ufficio, e lui mi illustrò con sicurezza i progetti ambiziosi che aveva, che poi col tempo ha realizzato. Ma proprio in quel momento pensai che preferivo essere la sua spina nel fianco.

La Fortitudo

Io resto affezionato alla Fortitudo, anche se forse negli ultimi tempi non l'ho dato molto a vedere. Ma due anni fa, parlo dell'estate 2022, non c'erano le condizioni perché entrassi, nel 2023 non mi è stato chiesto niente. Ora? Ci siamo visti a inizio estate scorsa, con Matteo Gentilini e suo padre Maurizio, ci siamo conosciuti ma è finita lì. Non abbiamo trovato un'intesa, o meglio non è stata proprio intavolata una vera trattativa per portare avanti una strategia.

Rientrare? Se me lo chiedessero, ci rifletterei a lungo, come faccio sempre. Certo, non mi dispiacerebbe.

La squadra attuale? La seguo da lontano, il materiale umano c'è e Attilio Caja lo conosco bene. Col suo carattere un modo di farsi seguire dai giocatori lo trova, come poi è giusto che sia. E i risultati si vedono.

La serie A? Da un lato sarebbe bello, dall'altro credo non sia il momento. A meno che Tedeschi non ci nasconda qualcosa…"

 

La mostra sarà aperta fino al 29 dicembre, in Sala Borsa, negli orari canonici di apertura: il lunedì dalle 14.30 alle 20, dal martedì al venerdì dalle 10 alle 20 il sabato dalle 10 alle 19, mentre rimarrà chiusa la domenica.

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