ROMBALDONI: IL CANESTRO DI DOUGLAS? CI CREDEVO. E HO ANCORA IL PALLONE
L'ex Rodolfo Rombaldoni è stato sentito da Damiano Montanari per Stadio. Un estratto dell'intervista.
"A Jesi stavo bene, giocavo e avevo un buon minutaggio. La società però aveva difficoltà economiche e per realizzare la migliore plusvalenza possibile decise di cedermi alla Fortitudo. Vissi quel fatto come un trauma, anche perchè il club inventò la storia che fossi stato io a chiedere di andare via, ma non era assolutamente vero. I primi due mesi a Bologna furono molto difficili: all'inizio mi portai dietro l'amarezza di come Jesi mi aveva ceduto. Da titolare mi ritrovai in fondo alla panchina, giocando a sprazzi. Non era facile guadagnarsi spazio in quella Fortitudo in cui militavano alcuni dei migliori giocatori in Europa. Penso a Smodis, Basile, Lorbek, Bagaric.
Basile mi aiutò ad andare all'allenamento. Arrivai a Bologna a febbraio e la società mi sistemò in un casolare un chilometro dopo la Basilica di San Luca. Un giorno si scatenò una pesante nevicata. Percorsi, camminando nella neve con la borsa in spalla, la distanza dal mio appartamento alla Basilica, dove il Baso, che aveva la macchina con le catene, venne a prendermi per portarmi al Paladozza.
In quei playoff, se fossimo stati al completo, non avrei dovuto proprio giocare. Invece diedi il mio contributo, arrivando a disputare per la prima volta in carriera una finale playoff. Essere parte di un sistema collaudato mi aiutò molto, permettendomi di acquisire fiducia. Ricordo bene la tensione prima di gara 3, le due notti precedenti furono molto tormentate. Affrontai la sfida come se fosse una partita qualsiasi per non cadere in preda al panico. la svolta fu dopo le prima azioni: ricevetti la palla, tirai da tre e segnai. Fu come togliermi in macigno dalle spalle.
Il canestro di Douglas? Ci credevo. In allenamento spesso scherzando tirava abitualmente dalla panchina facendo canestro. Aveva una velocità di esecuzione incredibile. la sua conclusione mi sembrò subito buona. Entrai in ampo e chiesi al Baso: 'Secondo te?'. E lui 'Secondo me è buono'. Poi chiuse gli occhi. Una frazione di secondo dopo gli arbitri convalidarono il canestro e scoppiò la festa. Non so come, mi ritrovai in mano il pallone e lo portai nello spogliatoio. Ce l'ho ancora, ma non dico dove, ho paura che me lo rubino. Però se la Fossa dei Leoni vuole, sono disponibile a trattare"