L'ex Fortitudo Gabriele "Gelo" Rusin è stato intervistato da Damiano Montanari su Stadio.
Un estratto delle sue parole

"Ho un miliardo di aneddoti. La volta in cui mi mandarono a prendere il lungo americano Dallas Comegys? Oh, allora lui era già "Dallas Comegys", erano i primi di agosto, stavamo facendo la preparazione atletica, mi chiamò Andrea Cirelli, il direttore sportivo della società, e mi mandò a prenderlo con la mia macchina, una Renault4. Quando me lo trovai davanti imparai subito che era uno che non parlava. Ti guardava fisso negli occhi e la sua espressione diceva tutto. Guardò la mia auto e disse 'Is it your fucking car?', e io titubante, 'eh, yes...'. Durante il tragitto mi fissò, quasi volesse dire 'ma siete venuti a prendermi con questo catorcio?'...

In quell'anno ho conosciuto un gruppo di persone meravigliose, a cominciare da Marco Calamai. Fu sfortunato, la squadra era abbastanza forte, calò nel finale. Dario Bellandi, che ci aveva cresciuto nella juniores, ci prese in corsa. Lui era l'allenatore in panchina, Albertazzi quello in campo. Tazzi è stato il compagno di squadra più incredibile con cui ho giocato in vent'anni di carriera, un leader assoluto. In quella stagione aveva un contratto a rendimenti, guadagnò più che in quella precedente. Con noi ragazzi era un orco assassino, se non gli stavi dietro ti faceva fuori fisicamente.

Gli 'Spingitori di Fabrizio'? Una cosa meravigliosa. Fabri è un ragazzo tetraplegico che ha un anno più di me, 49. Sua madre e sua suocera sono sempre state grandi amiche, l'ho conosciuto quando ho incontrato mia moglie Raffaella. Fabrizio ha sempre parlato con gli occhi. All'inizio guardava una lettere e una persona davanti la scriveva su un foglio, così faceva i tempi a scuola. Poi è passato a una macchina con un cursore che si spostava sulle lettere dell'alfabeto: quando arrivava quella giusta, lui premeva un tasto e scriveva la lettera. Fabri ha una grande fortuna, sua madre Nadia, che gli ha permesso di laurearsi con 110 e lode in Filosofia all'Università di Bologna.
Quando si è laureato gli ho proposto di correre una maratona e lui ne è stato entusiasta. Abbiamo cominciato a Verona, oggi ne ha fatte dieci. Correre con un ragazzo come Fabri è un'emozione pazzesca, mille volte più coinvolgente che correre da soli"

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