Certi treni passano solo una volta o comunque di rado, per cui è importante saltarci sopra appena possibile. È quello che Tommaso Baldasso ha fatto quando è stato chiamato dall’Olimpia. La sua carriera, nonostante i 23 anni, è abbastanza atipica. Originario di Torino, ha poi giocato a Roma per quasi cinque anni e a Bologna, quindi sempre in grandi città, club particolari che l’hanno preparato per la sfida estrema di ritagliarsi spazio anche a Milano, all’Olimpia, alla sua seconda stagione in Serie A, ma dopo aver vissuto anche l’emozione della maglia azzurra.







LA STORIA – Baldasso è cresciuto a Torino, in una famiglia di cestisti. “Mio padre giocava a basket e portava mio fratello maggiore al campetto come si fa sempre con i bambini. Io inizialmente preferivo il calcio e giocavo lì accanto, ma un giorno ho preso il pallone da calcio e ho provato a tirare nel canestro. Mio padre mi ha mostrato la tecnica corretta e da lì, seguendo le ormei di mio fratello, è nata la mia passione. Gli anni di Torino li considero divertenti e soprattutto costruttivi. Ho avuto tanti allenatori bravu in un contesto divertente e professionale, devo molto a Coach Vincenzo Di Meglio, che per me è stato quasi un secondo padre. Abbiamo fatto tante finali nazionali di categoria che non erano scontate”. Anche se pochi lo sanno durante quel periodo aveva già vestito la maglia dell’Olimpia, ad un torneo giovanile a Roma, in prestito. “Mai avrei immaginato di tornare all’Olimpia un giorno in prima squadra. Quel torneo fu una bella esperienza, l’allenatore era Paolo Galbiati, ora a Cremona”.

GRAZIE ROMA –  “A Torino avevo fatto un percorso che riguardava però le squadre giovanili, ma quando sono arrivato a Roma – racconta -, mi sono trovato in una piazza che si aspettava di ritornare nel basket di vertice. Sono stati quattro anni e mezzo importanti e belli, che ricordo con gioia. Aver vinto il campionato di A2, riportando con quel gruppo di ragazzi la squadra in Serie A è stato fantastico, una cosa bella per tutta la città, per tutti i tifosi. Mi hanno lasciato dei rapporti che dureranno in eterno. È stato il periodo più bello della mia vita”. Conquistata la promozione, è arrivato anche l’esordio in Serie A. Un impatto traumatico per Tommy.  “Mi sono dovuto adattare velocemente per forza di cose. La prima partita è stata contro la Virtus Bologna e già quello non era facile, in più eravamo dimezzati nell’organico quindi ho dovuto giocare subito tanti minuti. Il Coach era Piero Bucchi. Ci chiese di andare in campo e non pensare troppo alla partita, all’avversario, di giocare seguendo l’istinto. In Serie A c’è tanta fisicità in più, dettagli che solo con il tempo riesci ad acquisire maturando un po’ più di sicurezza”.

QUI BOLOGNA – Roma si è ritirata nel corso della stagione scorsa e così Baldasso, trovatosi libero, è passato alla Fortitudo Bologna. “È stata un’esperienza molto importante, di cui ringrazio tutto il club, per quello che ha fatto alla fine consentendomi di venire a Milano, ma anche per tutto quello che ho sperimentato giocando a Bologna, per le persone che ho conosciuto. Ho provato emozioni uniche, conscio di giocare per un popolo, quello fortitudino. Chi veste quella maglia si porta dietro un po’ di quelle sensazioni”.

E ORA MILANO – “Mi aspetto di imparare. È il motivo principale che mi ha portato qui, voglio imparare tutti i giorni, dal Coach, da compagni che sono grandi, grandi campioni. Sono qui con il massimo dell’umiltà, pronto a prendere quello che potrò apprezzando tutto Penso di essere un giocatore che può dare di più, che può fare meglio di quello che sta facendo, perché ci sono tante cose in cui posso crescere, ma ho la volontà e la voglia di riuscirci”. Strada facendo ha trovato anche la Nazionale: “Secondo me è l’emozione più bella che un giocatore possa provare. È la maglia più importante, è il coronamento di un sogno per tutti. È difficile descrivere le sensazioni con le parole. Giochi per il tuo paese, per la tua maglia, per tutte le persone che ti guardano in televisione. Non c’è un’emozione più bella”






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