E alla fine Repesa sia, dopo le rose non sbocciate l'anno scorso e dopo una breve ma intensa trattativa che lo ha portato, questa volta, a prendere ufficialmente il treno della nostalgia e di Bologna. Dove non potrà arrivare, dalla Croazia, in motoscafo come fatto dodici mesi fa a Pesaro - ignoro la navigabilità del Reno, però, quindi non escludiamo nulla - ma dove avrà da rimettere a posto i cocci di una Fortitudo uscita malconcia, ma salva, da questa ormai archiviata stagione.

Salutato un grandissimo come Luca Dalmonte, questo è un Nome che richiama fasti di 15-20 anni fa, e un recente sondaggio che lo vede numero uno degli allenatori nella storia Fortitudo, con Repesa ci sarà da mettere subito in chiaro una cosa: non siamo nel 2004, e chiedergli finali scudetto o altri risultati di prestigio sarebbe ingeneroso. Diversi i portafogli, diverso il pregresso e forse diverso anche lui, che ha sì vinto anche dopo quel magico 2005 (Milano 2016), ma che in nessuna altra piazza come la Fortitudo è stato osannato come, appunto, da queste parti. Certo, se a Pesaro non l'hanno presa bene vuol dire che in zona era stato apprezzato (finale di Coppa Italia, prima di un girone di ritorno, però, da 3-11, con 1-9 nelle ultime 10, vincendo solo proprio contro la Effe), ma qui è un'altra cosa.

Aveva 41 anni quando appoggiò per la prima volta le terga sulla panchina dell'Aquila, ne avrà 60 quando, in autunno, tornerà a farlo: sa lui, ma sappiamo soprattutto noi, quanta acqua sia passata sotto i ponti della Fortitudo in questo quasi ventennio.

Ora, senza chiedergli miracoli che per forza di cose non potrà fare, sarà interessante intanto vedere cosa farà dei giocatori ancora sotto contratto, specie la coppia Banks-Aradori: a chi dice figurarsi se terrà uno che non difende si potrebbe ricordare che idem si diceva di Becirovic, ma non sarà solo questo. Molto passerà dalla necessità di tenere un profilo medio-basso, almeno di partenza: che non si parli di upgrade o di passi più lunghi della gamba, dato che abbiamo visto che tanto bene non portano, no? Si inizi con il fare una squadra che non sia di figurine ma che abbia una sua logica, e - quello che più la piazza vuole - che metta sul campo meno egoismi e più sudore. E che non dia l'idea di accendersi solo a proprio piacimento. Questa, la grande sfida che la Mano dovrà mettersi sul groppone.

Per quel che ci riguarda, ripubblichiamo il pezzo che andò su Bolognabasket quando, lo scorso anno, in mancanza di cronaca, facemmo un excursus di memorie sugli allenatori degli ultimi 35 anni. Il precedente come back fu quello di Matteo Boniciolli, ora tocca a Repesa scrivere un nuovo capitolo della storia. Senza bisogno di trofei, ma con la voglia di aver voglia di vederla sbattersi, la sua Fortitudo.

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