Partita che è il primo tempo di ‘sta finalina, che permette anche la parità, e mai l’opportunità della X in schedina (Ettore Messina chiederà la SIAE?) è stata meglio sfruttata di questa qua. Con Roma e la Fortitudo a giocare senza volersi fare male, ma con Bologna che esce meglio come impressione: stanca, con assenze lunghe come le code in A14 nei ponti (out Fantinelli e Benevelli, Pini che riassaggia per 5’ poi torna fuori), ma con maggiore concretezza della altrui verticalità. Poco altro da raccontare, siamo solo al primo tempo.

Si parte con l’atteggiamento collettivo di chi va bene la festa eccetera, ma un aperitivo tutti assieme, forse, sarebbe stato più gradito. Più velleità che convinzione, tanti errori, e 10-5 Fortitudo castrato da un 9-0 romano: difficile trovarne uno, sia di qua che di là, che sia immediatamente connesso alla partita, ergo 17-13 Roma al 10’.

Il più classico del prego passi pure difensivo viene sfruttato dalla Fortitudo più che da una Roma troppo interessata alla semplice sparakkianza da 3, Rosselli inizia ad averne voglia (doppia cifra e tecnico beccato), e pur mantenendo l’intensità di uno scrimmage a porte aperte l’estetica un pochetto migliora. Costante equilibrio, rotto solo nelle ultime battute per via di qualche sciocchezza di troppo, e 43-38 Roma al 20’.

Prova a scappare Roma, prova a ripartire Bologna, tutto sembra dipendere da chi, minuto dopo minuto, ne ha più intensità. Il tempo corre, nessuno la vuole prendere in mano, nemmeno Baldasso che non sfrutta una sbadataggine difensiva allo scadere del 30’ e sbaglia due liberi. Ordinaria amministrazione, forse ordinaria noia per chi è abituato a giocare per qualcosa di più concreto, 59-56 Roma al 30’.

Considerando anche il fatto che si gioca sugli 80’ e non sui 40’, nessuno forza più di tanto per andare oltre. Solo nel finale si prova a fare sul serio, più per chiudere con vittoria o sconfitta che non altro: la Fortitudo è cortissima e a tratti sembra giocare da ferma, ma ha più concretezza di una Roma più verticale ma troppo svolazzante. E allora è anche giusto che Moore chiuda l’ultima azione con una pietra, evitando di rompere la parità: premiare di qua o di là sarebbe stato ingiusto. A mercoledì.


( Foto Fabio Pozzati/ebasket.it )

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