Alessandro Abbio, capitano dell'ultima Virtus vincitrice della Coppa Italia (2002) è stato intervistato da Luca Sancini su Repubblica.

"Quella Coppa Italia era il quarto titolo consecutivo della società, dopo il tris del 2001. Chiuse l'era dorata prima della grande crisi. Era una Virtus dal potenziale immenso, penso solo agli esterni: Rigaudeau, Ginobili, Jaric... Ma pure chi giocava sotto non era certo peggio. In quella squadra facevo di tutto: terzino, portiere, attaccante. In finale battemmo Siena con un canestro di Antoine dall'angolo, cui passai io la palla. Ma eravamo così: tutti pericolosissimi. E con l'allenatore migliore di tutti. Messina è uno di quelli che cambiano i giocatori. Penso sempre a Holden del Cska: senza Ettore una cosa, con Ettore un'altra."

Vinceste la finale con Siena, c'erano già le Final Eight. "Fu una delle mie ultime partite con la Virtus, ma ero già sull'uscio e infatti andai poi a Valencia a finire la stagione. Già da gennaio non ero più capitano, fu un anno particolare e ancora non so cosa successe. Arrivò pure l'esonero dell'allenatore, l'invasione di campo per fare rientrare la decisione della società. E si concluse con l'amaro: la sconfitta col Panathinaikos a Bologna. Ci fossi stato io? Mah, certo che Bodiroga l'avevo incrociato spesso, e lo marcavo. Ma la sera della finale non ero più un giocatore della Virtus. "

Stasera a Firenze c'è la sfida con Milano. Scontata? "Alla Virtus non basterà giocare bene. Ma è una partita secca e l'occasione c'è. Per me la Virtus è anche una squadra lunghissima, ma saranno Taylor e Punter a dover fare la grande prestazione. Possono essere determinanti."

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