41 partite in totale giocate con la Fortitudo, nessuna delle quali in serie A1. Quelle giocate però sono bastate per entrare nella storia come il Salvatore, anche se poi Teo Alibegovic, la sua Fortitudo - lo stemma è ancora presente nel suo profilo Whatsapp - sia da giocatore che da allenatore l'ha spesso battuta, prima di tornare da dirigente nell'ultima annata di Giorgio Seragnoli, 2005-06.

Con una storia di quel genere e una famiglia di sportivi (la mamma Lejla nazionale cadetta, il nonno materno Refik Muftic calciatore, portiere, di serie A), anche i tre figli di Teo sono rimasti sempre e comunque legati al mondo biancoblu, fin da quando - e lui lo ricorda praticamente in tutte le interviste - la Fossa tributò uno striscione di saluto per la nascita del primo, Mirza. Che è poi stato l'unico a giocare per una squadra bolognese, il primo degli ibridi nati nel periodo di stop della Fortitudo ufficiale. 18enne, nel caos di quella che venne poi ribattezzata Fortibudrio, Mirza faticò prima di essere direttamente messo ai margini dal coach. Oggi 30enne e di lunga militanza italiana, Mirza ricorda sempre come, nella finale di A2 tra la sua Brescia e la "sua" Fortitudo, Teo gli fece ben capire che avrebbe sognato il suo trentello ma la vittoria di Bologna. Andò diversamente, e chissà se il babbo non gli abbia tolto il saluto e la paghetta, per un po'. Curiosità: prima della finale, Mirza per caricarsi riguardò la famosa partita del 2 aprile. In soldoni: per battere la Fortitudo, si mise a guardare una partita in cui la Fortitudo vinse e, di riflesso, fece retrocedere la Brescia del tempo.

Il suo sogno, disse, era quello di ritirarsi e diventare manager di Amar nel momento del suo approdo in NBA. Che è sì tornato a Bologna, ma sulla sponda sbagliata, almeno guardando il mondo con gli occhi del babbo. Amar in Virtus ha giocato 2 anni, ha vinto uno scudetto, ha costretto Teo a fare delle foto con i festosi tifosi virtussini nel giorno del trionfo, e ora è al Cedevita. Dove fattura 12+6, e dove non ha ancora messo da parte il sogno di varcare l'oceano. E, di riflesso, far ritirare Mirza. Pur sapendo delle passioni del padre, Amar nei derby di campionato ha sempre battuto la Fortitudo, e anche qua è da capire come Teo si sia poi vendicato.

Il terzo è appunto Denis, il più giovane dei 3 (classe 1999) e alla prima esperienza in A2 dopo aver fatto minors tra Fabriano, Ancona e l'anno scorso a Fiorenzuola (13+6). Alla prima volta contro la Fortitudo, chissà cosa gli avranno detto.

Curiosità: anche il nipote di Teo, Luka Garza (figlio della sorella della moglie), è giocatore di basket. Classe 1998, è l'unico della famiglia ad aver calcato il palco dell'NBA, con 32 partite e quasi 6 punti di media nella scorsa stagione a Detroit, e attualmente in G-League a Iowa, dopo aver firmato in estate un contratto two ways con Minnesota.

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