Ci sono gare in cui non faresti canestro nemmeno a prendere la scala per salire dentro il cerchio, altre in cui ti va tanto bene che puoi affrontare una prova difensivamente non perfetta facendo canestro praticamente sempre. E allora ottima Virtus, che mata Jesi usando il bilancino del farmacista per infilarci la dinamite delle triple ma anche, e soprattutto, la capacità di uscire dalle tonnare di Michelori, protagonista imprevisto tra tanti tiratori ispirati. Va bene così, in attesa della Coppa Italia e in attesa che qualcuno, dall’infermeria (oggi Lawson c’è, ma solo per fare la ruota), si metta a giocare.

Come si suol dire, la miglior difesa è l’attacco, e allora la Virtus difende benissimo, attaccando con giro di palla vorticoso e canestro che sembra un buco nero, per tutto quello che attira. 10/11 con 5 triple nei primi 6’30”, irretendo una Jesi che non ha regia e si deve limitare a sperare in qualcosa tra Bowers e limitrofi. Gol di Spissu, gol di Umeh, ed è 25-13 immediato. Poi Jesi prova a correre un po’, racimola qualcosa, limita i danni, 29-20 al 10’.

Precocemente illusa di poter giocare solo del proprio talento, la Virtus non si accorge che non può pensare di poter fare sempre canestro, e davanti alla migliorata difesa ospite a zona continua a tenere il ritmo troppo alto per quello che può permettersi. Così Jesi si arrocca, in attacco, attorno alla furbizia dei proprio mori, bravi ad attirare avversari e poi a scaricare ai compagni. Il vantaggio evapora in un 2-13 di parziale, e dopo l’impatto a quota 36 arriva anche il sorpasso arancione, 46-43. Umeh ritorna a spanierare, ma Jesi non è da meno, 51-49 esterno al 20’.

Si riparte con iniziale meno estetica e più polvere, e a provare lo strappo ci pensa Umeh, che dall’arco vede la Madonna e forse anche Tina Turner e Liza Minelli. Sorpasso (68-62), ma Jesi trova risorse un po’ ovunque, ha un Davis che percentuali a parte sa fare davvero tutto, e con altre triple di Benevelli è, bartalianamente parlando, tutto da rifare. E 75-73 Jesi al 30’.

Poi, è tutto nella benzina. Che la Virtus continua ad avere, in un modo o nell’altro, mentre Jesi deve affidarsi solo alle magate di Bowers, fin troppo improvvisate. Dal cilindro di una gara dove da tre avrebbe segnato forse anche un cassiere del Carrefour dall’altro lato della strada esce però anche Michelori, bravo a sfruttare fisico ed esperienza, e piano piano si scappa via, fino alla doppia cifra di margine sancita da un altro, Spissu, in condizione di grazia. Alla fine il divario è fin troppo punitivo verso Jesi, ma sono solo applausi per Bologna che sfiora il centello ma non affonda.

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