Stefano Gentile è stato intervistato da Luca Muleo su Stadio.
Ecco un estratto delle sue parole.

Sull'infortunio del fratello Alessandro nei quarti di Coppa. E che cavolo, ci siamo detti: prima Pietro, poi Ale. Troppa sfiga. Onestamente, sono convinto che se fossimo stati tutti presenti avremmo potuto dire la nostra in maniera importante. Con i se e con i ma non si fa la storia, le cose sono andate così, fa parte della competizione. Sul breve, chi arriva più in forma e becca la giornata giusta all’inizio acquisisce fiducia e si può portare l’entusiasmo fino alla fine. Nessuno si aspettava una finale Torino-Brescia. Noi, per un insieme di cose, motivi controllabili e altri incontrollabili, non ci siamo riusciti a giocarcela e a godercela.
A mente fredda ho capito che sicuramente la preoccupazione mi ha fatto deconcentrare. Mi era già capitato una volta, ma quando giocavamo contro. Lui si è fatto male, io sono uscito dalla partita. Però siamo professionisti, cose che capitano e fortunatamente passano in fretta. Lui e Pietro, stessi infortuni, queste cose sono legate solo alla sfortuna. Puoi allenarti e curarti benissimo, però quando un muscolo decide che è arrivato il momento, non c’è niente da fare.

Sul trittico di gare terribili. Durissimo. Tre gare molto importanti, sappiamo benissimo cosa c’è in ballo e siamo pronti. Sappiamo anche che è un periodo complicato, che qualcuno mancherà sul parquet di Venezia, dobbiamo stringere i denti e iniziare a prepararci mentalmente.
Paura ad affrontare gare di livello superiore? No, siamo tutti giocatori che cercano stimoli in nuove sfide. Fa parte del processo di crescita: a volte abbiamo giocato molto bene, con fiducia, altre abbiamo trovato difficoltà da superare. Quando riesci a uscire da momenti difficili, prendi consapevolezza. Non eravamo da Eurolega prima, non siamo da serie B ora. Le qualità per far bene e vincere partite di questo livello, come già successo, le abbiamo.

E’ cresciuta anche la compattezza? Era normale all’inizio fare un po’ di fatica. Squadra nuova, gruppo nuovo. E la Virtus è la Virtus, una società non come le altre.

Sugli oltre 2000 tifosi a Firenze. E’ stata una grande emozione, siamo dispiaciuti di non esser riusciti a farli tornare per la semifinale.

(foto Giulia Pesino)

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