Pajola su Sportweek: uno scudetto davvero nostro. Il futuro? Vivo alla giornata, pensando al presente

Alessandro Pajola è oggi protagonista su Sportweek, con una lunga intervista a cura di Fabrizio Salvo.
Un estratto delle due parole.
La differenza tra i due scudetti. Il primo è stato bellissimo perché inaspettato. Erano i miei primi playoff, e anche la Virtus era da un po' che non vi partecipava. Ci arrivammo da sfavoriti, da terzi in regular season, vincemmo senza mai perdere una partita."
Stavolta partivamo favoriti, quindi sentivamo il dovere di arrivare ancora una volta in fondo e però, stavolta, vincere. Esserci riusciti ci ha fatto sentire questo scudetto ancora più nostro".
Quali sono i segreti della vittoria? Tanti, direi. Daniel Hackett, capitan Belinelli, l'innesto di Taylor, che ci ha dato una grossa spinta da subito. Ma non voglio fare graduatorie: tutto il gruppo è stato importante, e non è il solito modo di dire. È stato un percorso lungo,una stagione di alti e bassi, e davvero tutti hanno messo il loro mattoncino per il successo finale. Nelle difficoltà ci siamo guardati in faccia e abbiamo remato tutti nella stessa direzione".
Che allenatore è Ivanovic? "Un condottiero. È molto esperto, da giocatore ha visto tanto basket ad alto livello, conosce questo mondo come le sue tasche... Lo definirei appunto un condottiero, per giunta navigato, uno che sa come comportarsi quando c'è la tempesta. Lo ha dimostrato tra marzo e aprile, quando abbiamo attraversato un periodo molto buio e lui è riuscito a risollevarci prendendo il buono di quei due mesi.
Cosa conterà per le scelte future, dopo 501 partite con la maglia Virtus? "È una domanda a cui non so dare risposta, e neanche sono stato a pensarci attentamente. Le "voci" me le girano i miei amici: io resto fuori da queste cose, non voglio entrarci. Se ne occupano i miei procuratori, e loro non mi hanno detto niente, almeno finora, perciò ci rido su. La mia filosofia è vivere alla giornata, pensando al presente. Ho un contratto che mi lega alla Virtus fino al prossimo anno, non ho nessuna fretta di trovare qualcosa".
Peserà più la voglia di fare nuove esperienze o legame con la Virtus? Pesano entrambe allo stesso modo. Cinquanta e cinquanta, diciamo. Alla Virtus ogni anno ho imparato qualcos di nuovo, sempre con la stessa maglia, sempre nella mia comfort zone, è vero, ma con nuovi compagni di squadra, nuovi allenatori, nuove situazioni e quant'altro. Chiaro, cambiare squadra fa parte della carriera di un giocatore, di solito abbastanza lunga. A me non è ancora capitato, non lo so. Di sicuro un'esperienza estera potrebbe piacermi, ma potrebbe piacermi anche diventare qualcuno di importante qui dove sono. A Bologna i tifosi mi hanno sempre sostenuto. Conta tanto anche che ho solo 25 anni, età che mi permette di provare qualcosa di nuovo.
A me, dell'etichetta che mi attaccano mi interessa il giusto: zero. Sono concentrato su me stesso, nel senso che se da solo mi rendo conto di essere un giocatore limitato perchè sono forte soltanto in difesa e per niente pericoloso in attacco sono io il primo a dirmi "cazzo, svegliati!". Non vado a leggere questo e quello e dico "Oddio, cosa pensano di me?" Perciò, ho capito da solo che oggi non puoi giocare ad alto livello se la tua dimensione tecnica è una. Ho lavorato per essere più pericoloso al tiro e qualche risultato si è visto.