Doveva essere l'anno della ricostruzione e della rifondazione, ne esce una stagione interlocutoria che poco fa per riappacificarsi con l'ambiente e che lascia fin troppi dubbi sullo stato delle cose. Sul campo c'è una squadra costruita in fretta e male (troppi lunghi, nessun esterno a far da cambio ai titolari), che viene data in mano a Dalmonte e che ben presto entra in rotta di collisione con la guida, cosa anche prevedibile visti i precedenti. E allora si va di alti e bassi, di errori non corretti, di figure imbarazzanti e atteggiamenti dubbi prima di modificare roster prima e, inevitabilmente, anche la guida tecnica. L'empatia con il pubblico viene ritrovata con i playoff e l'arrivo di Angori, che ha come primo merito quello di non essere, agli occhi dello spogliatoio, il suo predecessore. Ma il colpo di coda con Cento e l'essere andati anche oltre le - basse - aspettative di inizio stagione non bastano a rendere soddisfacente una annata da 17 vinte e 22 perse sul campo, e con tanta impressione di una squadra mai diventata tale più per caratteri incompatibili che non per altro. E ora via all'ennesima ricostruzione.

Aradori - voto 5,5 - Nulla da aggiungere rispetto ai commenti di altri anni, per un giocatore che sì conserva sempre le proprie cifre (15 punti e il 47% al tiro, simili all'anno scorso) ma dando l'impressione di non essere quello a cui andare a sperare nell'extra, il caricarsi i compagni e portarli alla vittoria, l'autorità di fare il capobranco. E in A2 questo glielo si doveva chiedere, senza che la cosa venga da lui recepita se non in pochi casi. E concludendo quindi che vanno bene i numeri, ma che anche questi siano opinabili. Poi rimarrà l'atavica problematica di un giocatore divisivo, idolatrato dai suoi fans mediatici e preso fin troppo a pallate dai social. E una Fortitudo che, al netto di tutto, dovrebbe superare il quadriennale dubbio sull'Aradori sì Aradori no, specie valutando eventuali effetti collaterali dei 15 punti che porta alla causa. Come la difficoltà tecnica di legare con altri vicini di reparto, ad esempio. Che fare? Il grande boh.

Banks - voto 6- - Preso quasi come testimonial per alzare gli afflussi al botteghino e dimostrare rinnovate ambizioni, ne esce con l'idea che nulla si possa fare quando la struttura è quella, tanto che alla fine (al netto di tante cose) le sue cifre sono identiche o quasi a quelle di Thornton: 11 punti in 32' e il 41% al tiro. Roba non da Banks, tantopiù in A2. Entra in squadra con la giusta mentalità di quello che deve migliorare e non ribaltare, ma quando cerca di andare a caricarsi la squadra sulle spalle si accorge che non è facile, perchè la palla gira in altre direzioni. E allora l'impatto rimane quello che è, senza la possibilità di fare chissà cosa.

Barbante - voto 6 - Uno su cui provare ad investire qualche spicciolo, perchè è un lungo che fa il lungo, cambio che fa il cambio e rende meglio quando esce dalla panchina che non quando, per cause di forza maggiore, deve trovarsi a fare il titolare. Non ruggisce tanto dietro (qualche stoppata, ma meno di 3 rimbalzi per le sue altezze sono cifra insufficiente), però sono quasi 7 punti e il 63% al tiro, forse uno dei pochi casi di giocatore che ha reso più di quanto non ci si aspettasse. Ok, chiaro che da 'ste parti non lo conosceva nessuno e poco ci si aspettava, però il suo lo ha fatto, tra alti e qualche basso.

Biordi - voto 4 - Un giorno potremo dire ai nostri nipoti di aver intravisto giocare Biordi. Partiva in rincorsa, bocciato subito, 25' complessivi (quasi tutti in trasferta) e parità tra canestri segnati ed espulsioni, uno a uno. E allora è stato sopravvalutato, non ha capito l'andazzo, doveva solo essere uno sventola asciugamani in un contesto dove, visti i problemi dei titolari, sarebbe servito altro? Ricompare solo per velenosissimo messaggio di festa il giorno del siluro a Dalmonte. San Marino non si adatta alla Fortitudo.

Candussi - voto 6,5 - Si potrà disquisire sulla tenuta dei falli e sul non essere leonino nè dietro nè a rimbalzo difensivo. La realtà è però anche quella, chiara, che in A2 lui sì che vale uno straniero, e da questo si dovrebbe ripartire: punto fermo, maggiori responsabilità e consapevolezza. Difficile dirgli qualcosa, se non che limando i suoi difetti tutto il resto è di guadagnato. Quasi 15 punti, 5 rimbalzi (meglio in attacco che non in difesa) e il 57% al tiro e poco altro da raccontare se non che tutto viene prodotto in nemmeno 24' di utilizzo.

Cucci - voto 6- - Dalle caratteristiche si poteva pensare che sarebbe diventato idolo della folla, ma resta in uno strano limbo di chi alla fine è anche fin troppo coerente con sè stesso per andare a cercare facili applausi, e in campo si capisce perchè partiva come cambio e non come titolare. Perchè non è male, il suo lo fa (11 punti e 5 rimbalzi), dando però l'impressione di minor concretezza di quanto non dicano cifre e atteggiamento. A volte difficile prenderlo, a volte va per la sua direzione ostinata e contraria non capendo che non serve essere sempre alternativi. Utile, ma forse non indispensabile.

Davis - voto 4 - Va bene, aveva grandi cifre a Biella ma in una realtà di giovani, di sue responsabilità eccetera. Ciò non toglie che non sia arrivato a scatola chiusa, ma nella scatola andava subito rimesso: tante partite in cui il suo rendimento è un mero far suicidi su e giù per il campo, senza mai farsi trovare in attacco (non che venga cercato, comunque) e senza dare grandi cose dietro. Subito in discussione, tardivamente tagliato, 7 punti e 4.5 rimbalzi sono pochissima cosa, nel contesto in cui si è ritrovato. Meglio a Trapani, ma senza fare quelle meraviglie che ad un certo punto venivano raccontate.

Fantinelli - voto 6- - Alla fine non sfonda, facendo capire che i suoi limiti rimangono quelli e che se la qualità attorno a lui cala lui poco può fare per sopperire. Pur non avendo un tiro da fuori del tutto battezzabile (35%, anche se tirando sempre da libero e con metri di spazio) ci crede poco preferendo agire in post basso, ma quel che manca è la regia e la personalità, specie in trasferta, per carpire l'anima delle partite e gestirne i ritmi. Forse più adatto all'alta che non alla metà classifica, sapendo che a quasi 30 anni tanti progressi non li si potranno fare. 9 punti, quasi 6 assist e rimbalzi, in linea con le precedenti esperienze di A2.

Italiano - voto 5,5 - A tratti sembra meno vorticoso dei tempi di Boniciolli, quando riusciva a fare di tutto, nel bene e nel male, e ti accorgevi che aveva giocato solo 4 azioni. Però c'è sempre questo combattimento tra il lato chiaro e quello oscuro del suo essere giocatore, per cui non sai mai se sarà quello che ti decide la partita o quello che alla fine te la butta via. Fin troppo esuberante, in certe gare si prende tiri decisivi che altri non si prendono, e non può questo essere il suo mestiere. Questo è il giocatore, se mettesse la testa a posto forse limiterebbe anche i suoi pregi, ma ci si possono aspettare cambiamenti a 32 anni? 7,5 punti e il 40% da 3.

Niang - voto 6 - Sarebbe stato curioso vederlo di più, perchè sembra offrire una tipologia di giocatore (verticale e dinamico) che la Fortitudo non ha. Ma prima è infortunato, poi è playoff, e rimane a mezza via. Cifre risibili, ma ci si deve puntare qualche monetina.

Paci - voto 4 - Si dimostra fin troppo piantato per terra già dai primi minuti della prima partita di Supercoppa, e nulla fa per crescere. Pochi rimbalzi, mai cercato dalla squadra (10' e 3 punti scarsi), spesso parte in quintetto e, al primo cambio, non ricompare. Meglio a Rieti, dove ritrova qualche statistica, ma a livelli inferiori. Eppure doveva essere, vista l'esperienza, una garanzia.

Panni - voto 5,5 - Poteva essere complementare a Fantinelli, avendone caratteristiche diverse. Parte però talmente male da porsi fin troppi dubbi, prima di capire che gioca meglio senza il titolare a fargli paura del cambio al primo errore. Piano piano cresce, supera un infortunio, trova anche una sua quadra, ma è difficile affidarsi in toto a chi non sai mai se azzeccherà la gara o massacrerà ferri prima di trovar pace. E da un cambio servirebbero più garanzie, di capitolato. 6,7 punti, meno del 40% al tiro, comunque crescendo dopo un inizio inquietante.

Thornton - voto 5 - Doveva essere un punto di partenza nemmeno tanto a sorpresa (sempre in doppia cifra negli anni precedenti, sempre in massimi campionati), ne esce come l'ennesimo esterno che non si ambienta, non si adatta, non si trova, chissà. Problemi fisici, ma la squadra non lo accetta e lui poco fa per farsi accettare, e magari dopo buone prove con roster limitato avrebbe voluto un ruolo di guida che non gli viene dato, mandando a quel punto la stagione a rotoli. Di alibi - e precedenti - ne avrebbe, ma finendo come è finita nella notte di Torino questi svaniscono, dopo 11.7 punti (erano quasi 15 nel girone d'andata), 3 assist e il 39% al tiro. Quasi uguali a quelle di Banks.

Vasl - voto 4,5 - A Nardò era parso più un finalizzatore che non un gestore, qui al netto degli acciacchi arriva un modesto gestore che si prende, male, poche iniziative. Finendo col fare il cambio di Panni. Ennesimo esterno le cui velleità cozzano con la realtà, ma se li si prende mediocri perchè le punte sono altre è difficile poi lamentarsi. 14 minuti e 4 punti, insignificante per uno straniero.

Dalmonte - voto 6- - Preso forse più come figurina che non per reale convinzione, visto poi come la fiducia gli viene tolta quasi a prescindere dai risultati, non è nemmeno chiaro se si possa dire che abbia avuto i risultati dalla sua parte, perchè playoff gli venivano chiesti e playoff sono arrivati. Il modo, però, diventa motivo di discussione, così come le tante partite senza nerbo, senza convinzione e con tanti dubbi sulla reale situazione ambientale. Forse avrebbe dovuto cercare di difendere maggiormente le proprie posizioni - rarissime se non nulle le critiche alla squadra - ma era anche evidente che la società avrebbe sempre e comunque difeso i giocatori e mai lui. Alla fine, con la data di scadenza scritta sulla schiena, era da decidere se avrebbe ceduto prima lui o la dirigenza. Ma visti anche i precedenti, che certe problematiche sarebbero sbucate fuori, ecco, non era nemmeno quotato.

Angori - voto 6+ - Trova una squadra diversa nel roster rispetto a quella di Dalmonte, e con la voglia di fare nei playoff qualcosina di più rispetto al poco precedente. E allora il suo è un giusto tentare di lasciare che i giocatori esperti trovino i propri equilibri facendo più l'accordatore che non il direttore, ben conscio che in certi casi è quello che serve. Ma non può avere la bacchetta magica, e alla fine esce con una ultima gara anche ingenerosa verso quanto fatto in precedenza. Vedremo cosa vorrà fare da grande.

Scrivanie e affini - voto 5 - Un presidente come Di Pisa poco operativo che comunica poco e male, tra fin troppi passi e gambe, cambi di sponsor, errori di maglie e di nomi di ex allenatori. Un potere decisionale che alla fine rimane nelle mani della proprietà e del consigliere ufficioso mai celato Riccardo Sbezzi, con inevitabili problematiche e quello che ne consegue. Si cerca di mettere a posto il bilancio, lasciando solo coach Dalmonte nelle dinamiche dello spogliatoio dando fin troppi alibi a giocatori per forza di cose mai messi in discussione. E alla fine la gente si appassiona quasi di più alla soap opera tra Gentilini e Muratori che non al capire se la squadra in campo avrebbe avuto voglia di giocare o no, in certi casi. Errori madornali, specie se si parla di Fortitudo e della necessità di redimersi dopo i tanti guai del passato. In conclusione difficile che ci possa essere la sufficienza, perchè se è vero che si è raggiunta una semifinale è anche vero che tutto il resto è rimasto fin troppo nebuloso e incoerente. D'altronde questa è la Fortitudo, e se fosse normale non sarebbe lei, no?

(Foto Mauro Donati)

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