Antimo Martino non può dire che la squadra non ascolti i suoi dettami, dato che dopo Brindisi aveva detto che a beccarne più di 100 in trasferta non si vince: Brescia quota 100 non l’ha superata, quindi missione compiuta, si potrebbe dire. Vabbè, si scherza, ridere per non piangere di una squadra che in queste prime 6 di campionato sta concedendo un irreale 47% da 3 agli avversari. E non può essere sempre sfortuna, o avversari che contro la Fortitudo segnerebbero anche bendati: se si concedono 3 tiri piedi a terra piazzati per pigrizie difensive ci sta che il tiratore vada in fiducia e poi il quarto lo metta anche alla cieca, e il problema sono gli altri tre, no? D’altronde basta un passaggio per spiazzare gli esterni, un ribaltamento di fronte per mandare tutta la struttura al bar, e allora non era colpa di Sacchetti, o di Dalmonte, o d’Alfredo. Qui, non si difende.

Il resto è l’imbarazzante caos nell’ambito del roster, perché saranno anche professionisti, ma in questo momento ci sono quattro stranieri su sei che potrebbero essere tagliati o ceduti: l’ormai perso Richardson (fatela voi, una stagione dove il 30 luglio arrivi al Marconi e il 31 già qualcuno ti ritiene non adatto), l’enigma Gudmundsson, il poco soddisfatto Ashley o il silente Groselle. Perché poi questi dovrebbero andare in campo, in attesa di un Godot che per ora, fosse questo temporeggiante Langford, non arriva: un tempo si tagliava e si sostituiva, ora si vocifera di taglio mezza squadra e non si sostituisce. E, altra cosa: se non c’è nessuno che sia adatto e soddisfacente (non dimenticando i disastri dell’anno scorso), forse il problema è altrove, no? Poi è curioso come nei giocatori a rischio non sia mai stato citato Benzing, lungo che viaggia a un rimbalzo preso ogni 12 minuti giocati, e che dietro non tiene nulla, o quasi. E vabbè.

Poi ci sono gli italiani, che in alcuni casi salvano le statistiche e niente altro. Poi ci sono gli infortunati, che ci sono ma che forse sono un alibi: il Martino di due anni fa aveva nove giocatori nove, quello di oggi in questo momento di effettivi ne ha dodici, e pur con tre assenti a botta (e uno lo sarebbe per forza causa turnover tra gli esotici) non è che mandi in campo i giornalisti. E oltretutto non si può nemmeno dire che manchino i punti di riferimento decisi a inizio stagione, dato che nessuno ha capito quali sarebbero dovuti essere i ruoli reali di Fantinelli e dell’islandese. Via un’altra settimana di spifferi e di giocatori sulla graticola, d’altra parte domenica si gioca solo una partita, mica chissà cosa.

Più su - Viste le sciagure del duo difensivo Ashley-Benzing, qualcuno ci spieghi come possa questa squadra pensare di avere un assetto fisico credibile senza Groselle. Che sembrerà un boscaiolo entrato nel saloon per l’ennesima birra, ma che almeno ci mette i pettorali.

Spalle al muro - Tutto il resto, senza salvarne uno. Forse solo Mancinelli, ma a partita finita. No, il problema non era l’Umarell, né il forse poco fashion Dalmonte, né l’ambizioso Repesa e nemmeno San Martino, martire di scelte altrui. Ma di chi dovrebbe fare chiarezza e non la fa.

(Foto Valentino Orsini - Fortitudo Pallacanestro 103)

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IL DERBY ALLA FORTITUDO 95-92