(Foto Valentino Orsini - Fortitudo Pallacanestro 103)
(Foto Valentino Orsini - Fortitudo Pallacanestro 103)

Pietro Aradori è stato ospite di Vitamina Effe su Nettuno Bologna Uno.

 

Che clima si respira? Qui si fanno già calcoli… “Il clima ovviamente è molto positivo, quando sei primo in classifica in condivisione, o a volte anche in solitaria, siamo tutti felici. Il campionato è lungo, mancano ancora 14-15 partite prima dei playoff, noi ci godiamo ogni giornata in testa perchè è un grandissimo risultato, ma non ci afflosciamo nè ci guardiamo allo specchio perchè alla domenica c'è sempre un'altra partita”

Tu come stai? “Sto molto bene, mi trovo bene con il sistema di Attilio, io sono qua da anni, conosco l'ambiente e l'ambiente mi conosce. Se è la mia migliore stagione è perchè stanno arrivando risultati di squadra: quando sei primo tutto viene visto in maniera positiva, e questo aiuta l'atmosfera e il sentimento attorno a noi”

Sei arrivato l'anno in cui la Fortitudo era stata appena promossa. Può essere un tuo obiettivo riportarla in A1? “E' sogno e obiettivo. Come hanno detto tutti, ci sono squadre che hanno la promozione come obiettivo dichiarato e per questo sono state costruite. Ad agosto nessuno pensava che saremmo stati adesso in questa posizione, ed è normale non tirarsi indietro. Vedendola da fuori, la Fortitudo dovrebbe essere non solo in serie A, ma anche in una competizione europea, non l'Eurolega, ma comunque quello è il suo ambiente"

Il rapporto con il coach

Come è essere allenati da Caja, cosa ha cambiato rispetto al passato? “Lo conosco da quando avevo 18 anni, a Milano. Avevo esordito con Markovski, non ero nessuno, la squadra era molto lunga ma lui mi tenne anche se ero molto giovane. Poi ci siamo incontrati spesso da avversari, ora ci siamo ritrovati e siamo felici. Poteva succedere anche l'anno scorso ma c'erano troppi casini e la cosa non si è realizzata, ora invece siamo qua”

Ora sembra che vada tutto bene. “E' la percezione che si ha, un mix tra risultati ed empatia. Lo scorso anno non c'era tutto questo amore per la squadra e viceversa, tante volte il palasport era mezzo vuoto, c'era contestazione, e comunque in tutto questo marasma siamo arrivati in semifinale perdendo da Cremona che era più forte di noi. E' un insieme di cose, scelte tecniche ed empatia con l'ambiente. E se fai scelte ponderate ti ritrovi poi in questa situazione”

Il rapporto con i tifosi

Come si è evoluto il tuo rapporto con i tifosi, arrivando in Fortitudo da ex capitano Virtus ed essendo qui ormai da tanto? “Arrivando da quel ruolo la situazione era particolare. Nello sport ci sono mille giocatori che hanno fatto passaggi di questo genere, non sono il primo e non sarò l'ultimo: capisco che qualcuno possa essere stato di traverso, spero che negli anni abbiano imparato ad apprezzarmi. Non sono mai stato per tanto tempo in una singola squadra, ora 2 anni di fila sono come 10 tempo fa, spero che la gente abbia capito l'amore che ho per questa maglia”

Il tuo rapporto con gli americani? Stanno dando una grande mano. “Sono ragazzi supertranquilli, abbiamo un ottimo rapporto nello spogliatoio, ed è più facile fare gruppo con gli stranieri in A2 che non in serie A, dato che ce ne sono solo due, e anche loro si pongono in una maniera diversa. Anche quando ero io, straniero all'estero, notavo questa situazione. Poi è ovvio che devi essere buono anche in campo, e loro sono due che spostano”

Tu e Fantinelli avete il ruolo di tenere unita la squadra con un coach così carismatico? “Non ci prendiamo meriti che non abbiamo. Loro sono bravi a stare sul pezzo, e i ruoli sono ben chiari e definiti. Attilio è molto bravo sotto questo punto di vista, i ragazzi si fanno trovare pronti pur avendo pochi minuti giocati in questa serie, bravi loro e bravo il coach: è un lungo percorso che si fa durante la settimana, e i giocatori sono bravi ad assorbire quello che Caja dice”

Cosa ti preoccupa della prossima trasferta? “Piacenza è tosta, ha molto talento, ha un gioco molto libero e all'andata sono stati tra quelli che hanno giocato meglio. Molto difficile, magari il fattore campo è quello che è perchè ce ne sono di più tosti, ma è una ottima squadra con classifica che non rispecchia il suo valore”

Aradori
Pietro Aradori (Foto Valentino Orsini - Fortitudo Pallacanestro 103)

Ci stai mettendo molto, in questa stagione, dopo alcune critiche passate. “Io ho delle caratteristiche, ho talento in attacco e posso avere limiti in difesa. Quando ti attaccano una etichetta è difficile che ti venga tolta, ma quando il sistema funziona tutto viene valorizzato. Io so che posso avere come detto qualche limite, sono responsabile del mio gioco e so benissimo che se da anni fossi uno da 30 di media e da avversario annullato sarei da 15 anni nei Lakers. Questo è un gioco di squadra, non è come nel tennis che vincere o perdere è solo colpa o merito tuo”

Percepisci la maggiore empatia di quest'anno? “Le persone hanno visto le scelte che ho fatto, sono tanti anni che siamo assieme ed è una cosa non abituale nello sport attuale. Giochiamo in un palasport soldout quasi in tutte le partite e non capitava dalle prime partite in A prima del Covid. Ne sono molto fiero, ma lo è tutta la squadra”

Rimarresti in Fortitudo fino a fine carriera? “Bisogna vedere quando finirà, questa carriera… Speriamo di sì, ma anche qua restiamo con i piedi per terra: io mi vedo qui per tanti anni, toccando ferro che tutto vada bene”

Hai dormito dopo la sconfitta rocambolesca a Forlì? “Dormito sì, anche se è stata una sconfitta tosta. Perderla così dispiace, facile dopo chiedersi se sarebbe stato meglio fare fallo, ma al di là dei nostri errori bravo chi ha fatto canestro. Sono tutte cose comunque che fanno crescere, che ti fanno pensare che magari farai altri errori, ma non più questo"

Sei stato spesso un giocatore divisivo, come affronti le critiche che ti sono arrivate? “Le accetto, se sono corrette e costruttive è anche più facile. Se sono cattive o non vere è più complicato: io rimango responsabile delle mie azioni, poi ripeto, questo è un gioco di squadra, ci sono allenatori e compagni, e se qualcuno in campo non fa il suo non è giusto prendersi le sue colpe. Io ho sempre dato il massimo”

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