Non è ancora Pasqua di retrocessione, per una Fortitudo che esce dalla fanghiglia di una partita nervosa – più nelle piccole cose che nella conduzione generale – e funestata dall’infortunio a Feldeine, apparentemente ennesima vittima di adesivi assassini sul parquet. Però, paradossalmente, il crac dell’USA porta la squadra ad un assetto più logico ed equilibrato, quello con cui si va a spareggiare una serata insidiosa. C’è ancora vita, e chissà se c’è margine per adeguarsi alla bisogna.

Pubblico non delle grandi occasioni, applausi per Bagaric, ricordo per Danielli, e si parte con l’orrore di minuti dove fioccano perse di qua e schiacciate di là. 4-12, Martin furioso, e riscossa immediata sulle ali di un Benzing, evidentemente, in vena di farsi perdonare precedenti mattonate. Ne mette 14 di fila, il germanico, e mentre Trento poco ci capisce (16-4 il controparziale) le cose vanno meglio con Fantinelli a gestire e gli altri a seguire. 26-20 al 10’.

“Gianluca Muratori hai mandato Pavani a giocare con i nostri valori” verga la Fossa, mentre il secondo quintetto abbassa un po’ il ritmo, spreca qualcosa, ma non si perde per strada. Con Fantinelli e Procida è una buona dimensione difensiva, si fa 34-23, poi al rientro dei titolari si cerca di restare in linea di galleggiamento pur con qualche sbavatura in contropiede e fischiate che fanno imbufalire la truppa. Però si fatica, con Durham e Frazier a sciupare e gli altri a guardare: certi giocatori assieme non ci possono proprio stare, dietro si dorme, da 40-29 a 40 pari al 20’ in un batter di ciglia.

Groselle mette un libero e si festeggia come a Natale, quando deve riprovarci trova un cambio che manda in lunetta un comunque alterno Frazier, ma tutto rimane precario, come arbitri del tutto incapaci di gestire le situazioni. In attacco è un continuo uno contro cinque del primo che riceve la palla, chi fa prima disfa poi, con clima che si scalda dopo un antisportivo di Flaccadori che porta Feldeine ad uscire in barella: più sfortuna che non cattiveria nel momento della ricaduta, ma tant’è. Aradori almeno mette qualche libero, 62-54 al 30.

Un numero del trio Aradori-Charalampopoulos-Procida, con chiusura a 360 gradi di quest’ultimo, riporta la F a doppia cifra di margine. Estasi collettiva sui balzi del giovine altrimenti dormiente, e proprio la sua verticalità gira la partita. Tutto diventa più semplice, si gira attorno al ventello, alla fine applausi per tutti, e vedremo il resto.


(foto Valentino Orsini - Fortitudo Bologna 103)

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