nba camp
nba camp
virtus
virtus

La ex Virtus Olbis Andre', al Paladozza per gli Europei femminili, è stata sentita da Elisa Fiorini per 1000cuorirossoblu. Un estratto.

Sono molto contenta: vestire la maglia della nazionale è sempre bello, ma farlo in casa propria è veramente fantastico. Rappresentare la Nazionale agli Europei nella tua città è davvero una grande emozione. Mio padre mi segue ovunque, mentre mia mamma e i miei fratelli fanno di solito più fatica: giocare a Bologna vuol dire che potranno esserci anche loro, così come i miei amici. Il Paladozza lo conosco bene, quando ero in Fortitudo Rosa ci allenavamo lì, poi a distanza anni ci ho giocato le finali scudetto. Tornare sul parquet di un campo che ha fatto la storia del basket è bellissimo, speriamo di riuscire a riempirlo».

A Bologna ho iniziato casualmente con Maurice Masetti, che mi ha convinto a iniziare, anche se forse un po' tardi. Di quel periodo porto con me i legami costruiti con compagni e allenatori, con alcuni ci sentiamo ancora. Da bambina giocavo perché mi divertivo, andavo a scuola e mi allenavo. In Virtus ho vissuto diversamente, sia per la storia del club, ma anche perché giocare per la mia città mi ha permesso di stare con la famiglia e trovare momenti che a Battipaglia o Schio non potevo avere. Ho riapprezzato la città, le amiche, il fatto di andare in università e poi ad allenamento, a 10 minuti di macchina. I due anni in bianconero mi hanno fatto maturare grande consapevolezza: a Schio avevo raggiunto una confort zone, la Virtus per me è stata una sfida. Sapevo quello che stavo lasciando ma non quello che avrei trovato, trovando maggiore autonomia. É andata bene».

La fine della Virtus? Mi è molto dispiaciuto. Io in realtà avevo già deciso di andare via, dato che mi era stato fatto capire che i progetti erano diversi rispetto agli anni passati e non c'era più la volontà di puntare così in alto. Sapevamo solo questo. Ora non c'è più una squadra che rappresenti Bologna, una perdita che ha fatto male al movimento dal punto di vista della competitività del campionato. Quella della città di Bologna è una piazza che ha la possibilità di fare tante cose, se ci fosse stato un progetto sarebbero arrivati risultati. Della chiusura ho saputo leggendo sui giornali, non so come sia stato comunicato a chi sarebbe dovuta teoricamente restare.

 

Granarolo Basket, Granarolo Basket Village e CMP Global Basket: una scelta consapevole per il futuro dello sport e delle nuove generazioni
Fortitudo, il saluto di Nicolò Basciano