Meo Sacchetti è intervenuto su Radio Bologna Uno, all’interno della trasmissione “Chiamate Bologna1” di Marco Tarozzi, con vari ricordi dei suoi anni a Bologna.

Sacchetti non scopre ma riscopre Bologna: "Al Gira Ettore Zuccheri mi ha cambiato ruolo a Bologna, ero un 4 ma lui mi spostò da guardia perché ero grande e grosso ma avevo piedi veloci. C'erano giocatori importanti, ma essendo la terza squadra di bologna prendevamo quello che rimaneva, anche se venivano a vedere le nostre partite anche appassionati della Virtus e della Fortitudo. Certe volte facevamo allenamento dopo la Virtus e la Fortitudo, quindi molte volte ci allenavamo di sera, dalle 9.30 alle 11. Dovevamo andare a giocare a Reggio Emilia, perché a Bologna noi eravamo la terza squadra per importanza, quindi da quel momento in poi scemò un po' tutto. Ho avuto molti allenatori, tra cui Guerrieri e mi ricordo una sua frase 'puoi essere un bravo allenatore finché vuoi ma devi avere anche dei buoni giocatori', ed è vero perché si vince con i giocatori. L'allenatore ogni tanto deve mettere i giocatori a proprio agio ma la pallacanestro è fatta dai giocatori. L'allenatore ha un modo e piacere di vedere la pallacanestro: ho avuto dei giocatori di cui non riuscivo a capire le giocate. Per esempio Pozzecco o Diener, riescono a fare cose che ti lasciano senza parole, nonostante io sia stato un giocatore. Quest'anno con Teodosic molte volte mi sono chiesto 'come ha fatto a fare quell'azione'. Ho piacere nel guardare i giocatori, alcune volte li guardo con invidia perché io ai tempi non vedevo certe cose. È una cosa che non si può insegnare, una cosa nel DNA: vedere la pallacanestro un secondo prima degli altri, è una dote innata. Poi qui a Bologna da un anno con quel playmaker della Virtus si vedono belle cose."

Una passione per il basket nata per caso da una pianta di glicine: "Io giocavo in porta a calcio, con quelli già grandi e mi piaceva. Ad un certo punto vidi una partita di pallacanestro in televisione, Pesaro-Napoli e mi appassionò il basket: scesi in giardino, con una palla da calcio. Avevo un glicine storto che veniva su a forma di triangolo e da lì ho iniziato a tirare come se fosse un canestro. Da quel momento iniziai a giocare a basket dai salesiani per poi spostarmi a Novara per iniziare seriamente."

Inseguire sempre i sogni. "Nasco in una famiglia povera ma ho avuto un'infanzia molto felice , nonostante le precarie condizioni, grazie a mio fratello e le mie sorelle che non mi hanno fatto sentire l'assenza di mio padre. Questo mi ha dato la forza di avere sogni, la mia carriera me la sono costruita e ho dovuto lavorare sul mio talento, che non era eccelso. Ho avuto le mie soddisfazioni. Stesso discorso nella mia carriera da allenatore: ho smesso di giocare ed ho iniziato come terzo allenatore a Torino, per poi iniziare da capo allenatore ma in Serie C e B. Ho fatto tutte le categorie e di questo sono orgoglioso, non pensavo mai di arrivare a vincere lo scudetto. I sogni è giusto che uno ce li abbia sempre: la vita offre opportunità, che a volte passano e a volte no. Bisogna essere pronti. Io per più di 20 anni facevo un camp ed insegnavo il basket ai bambini ma volevamo trasmettere prima di tutto la voglia e il piacere dello sport più bello del mondo. Vivo di storie legate allo sport, mi piace il rugby dove mai nessun giocatore attacca l'arbitro come succede nel calcio o nel basket, sono tifoso del Milan ma mi piace anche il Liverpool, una volta sono andato a vedere una partita in curva del Liverpool e se ci ripenso ho ancora i brividi."

"A Sassari nei miei anni sono state bruciate le tappe arrivando ad un triplete inaspettato ma come detto le occasioni vanno colte al volo. L'importante è vivere con serenità e avere la fortuna di fare qualcosa che piace. Io assomiglio alla F nello spirito? Io ho visto da fuori questo attaccamento del pubblico che ha pochi eguali: vedere il pubblico che sempre sostiene la squadra anche quando le cose non vanno bene è bello, non in tutte le piazze funziona così. Onestamente adesso sono arrivato in una situazione in cui non mi sono mai trovato, perché Sassari è cresciuta nel tempo e adesso è diventata una società importante. In una città come Bologna, che vive di pallacanestro, non ci sono mai stato ed è per questo che per me è una bella sfida: ci saranno motivazioni ancora più importanti."  

Ad oggi i giocatori che ti hanno impressionato di più in Nazionale? "Della Valle e Abass sono stati giocatori che hanno avuto un ruolo importante nella mia Nazionale: mi ricordo la partita di Zagabria contro la Croazia in cui loro due iniziarono ad essere fondamentali anche con per la maglia azzurra."

Un mondo, non sol sportivo, che dovrà ripartire. "Ci manca il nostro lavoro ma noi siamo una categoria fortunata in questa pandemia. È stato un momento molto difficile ma ci potrà essere in futuro sempre qualcosa di positivo. L'unica cosa che non mi piace è vedere, in questo momento, la gente che litiga tra partiti. Non concepisco questo. Il tempo di litigare arriverà quando le cose saranno tornate alla normalità: avremmo bisogno di una coesione generale che ci porti fuori da questo periodo invece ho solo paura di questa "non grande unione" d'Italia." 

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