Le parole di Matteo Boniciolli alla vigilia della partita di domani con Treviso.

“Credo che per costruire le basi di una vittoria in gara 3 serve ricordare che possiamo perdere. Ringrazio chi in questi giorni ha commentato positivamente le due vittorie, forse le migliori gare da quando sono qua a Bologna, e di partite belle ne abbiamo fatte. Siamo consapevoli che abbiamo fatto molto, ma c’è un virus pericolosissimo, notato incontrando tanta gente, ovvero pensare che la vittoria sia scontata. La nostra migliore pallacanestro in due anni e mezzo ci ha fatto vincere una partita di 1 e una di 3, e in quella vinta di 3 ci sono stati i loro errori al tiro che avrebbero potuto cambiare le cose. Se Rinaldi avesse fatto canestro, alla fine, io sarei passato per coglione, come se non avessimo detto a Montano di sbagliare l’ultimo libero. Matteo che peraltro ha fatto partita di grande consistenza: io non ho ostilità verso i giocatori, ma nemmeno programmi, quindi ribadisco che chi ha passato due mesi a dirgli personalmente o a scrivere che doveva giocare ha fatto il suo danno, mentre io a non farlo giocare ho fatto il suo interesse. La nostra vittoria in gara 3 passa attraverso questa consapevolezza: loro sono una squadra allenata in modo eccellente, e forse dopo aver subito il peso della partita nelle due gare casalinghe – e per questo sostengo che la qualificazione nei primi posti del ranking playoff non sia poi un vantaggio – giocheranno con la leggerezza che non hanno avuto in gara 1 e gara 2. Quindi, dato che conosco i miei polli, bisogna affrontare la partita con enorme attenzione: pensare che in qualche modo vinceremo, basta che lo pensi anche solo uno del nostro staff, sarebbe automaticamente la strada per andare a gara 4. Non sarebbe un dramma, oltretutto io non mi interesso delle casse societarie, ma io sono stato preso per il culo per sei mesi, dopo che avevo detto che saremmo stati favoriti quest’anno e ora chi mi criticava lo ripete. O quelli che hanno scritto che sarei stato incapace a non entrare nei primi 4. Anche Datome dice che non conta vincere in casa ma essere sempre pronti, e pare chissà quale idea… Quindi bisogna stare pronti, migliorare certe situazioni migliorabili grazie allo scouting di Pampani e Lopez, e solo così potremo assestarci ad alto livello: poco più di un anno fa eravamo neopromossi, ora se riuscissimo ad essere di nuovo tra le prime 4 di un campionato dove ne sale solo una sarebbe un ottimo risultato”

La squadra è maturata? “Ci sono due percorsi paralleli per arrivare a questo risultato, che deve riconoscere anche chi mi dava del coglione. Qualche giocatore è cresciuto e non poteva nascere imparato, poi l’arrivo di Cinciarini che ci dà una solidità pazzesca. Quindi, c’è il lavoro, dato che l’unica cosa che non si può rubare è il tempo. Si possono rubare soldi, anche canzoni come fece Michael Jackson con Al Bano, ma non il tempo: chi non lo riconosce scrive in modo disonesto. Ruzzier veniva da un anno di panchina e due infortuni importanti, Candi ha appena fatto 20 anni, io negli ultimi allenamenti ho fatto giocare Montano sempre da playmaker, e questo è un percorso. Poi, c’è dietro una società giustamente ambiziosa, per il quale è piacevole oggi leggere un endorsement come quello di Gigi Datome, che ci ha fatto avere una alternativa a Legion, in modo da non avere mai un vuoto realizzativo. Siamo arrivati quinti in regular season sbagliando la scelta di Roberts, prendendo poi un giocatore che era già qui, con pretese limitate, e che è un ragazzo straordinario prima di calare il rendimento. Poi, con Legion, abbiamo fatto 10-4, e siamo ad un passo dalla semifinale”

Si è vista molta solidità mentale, capacità di sapere cosa fare, specie dopo la sconfitta ad Agrigento. “Come gruppo di lavoro abbiamo un metodo, che prevede un sovraccarico di lavoro per tutta la stagione, arriviamo alle partite di regular che siamo stanchi, ma lo facciamo per arrivare freschi ai playoff. In Formula Uno puoi essere veloce all’interno della gara con il serbatoio mezzo pieno, o riempirlo ed essere lenti. Il nostro campionato è un circuito, a cui aggiungi i playoff, e non hai scelte alternative: puoi andare veloce prima, ma nella post season il benzinaio è chiuso, e non puoi ricaricarti. Altrimenti, puoi arrivare ai playoff dopo esserti affaticato e appesantito prima, ma con la benzina che altri non hanno: questo è un criterio di metodo applicabile in una società che si fida di te e che non legge i giornali o internet. Sarà la primavera, ma secondo me ci sono fenomeni da studiare con la psichiatria seria: oggi gente che mi ha sputtanato per tutta la stagione elogia Cavina che si è rotto i coglioni di sentirsi dire che la squadra va male pur essendo arrivato a questo punto con sette giocatori. Sarà l’aria, il momento, che crea qualche disturbo. I metodi sono due, non si scappa: noi avevamo l’obiettivo di essere favoriti nei playoff, che non vuol dire vincerli, e quindi abbiamo lavorato sul lungo periodo. I miopi hanno valutato solo le gare con Udine, che è arrivata nona, e ora dice che siamo favoriti”

C’è stato il pit stop in Sicilia. “Questa è programmazione. Siamo andati in Sicilia e non a culo, come dite a Bologna”

Durante gli allenamenti come hai visto la squadra, tra gara 2 e gara 3? “Ho detto alla squadra che mi fido, ma bisogna essere chiari: se mi dovessi accorgere che qualcuno, pur in buona fede, reputasse scontato un risultato, e reputandolo scontato ritenesse di non essere del tutto responsabile della situazione, non giocherebbe più. L’ho detto durante la serie con Agrigento: io al contrario di molti capisco, e per questo ho dovuto ribadire che non accetto questo tipo di calo di tensione”

Ti aspettavi il 2-0 con Treviso? “No. Mi aspettavo un 1-1, ma è per questo che per la prima volta in stagione sono stato positivamente colpito dalla crescita e dal coinvolgimento. Parlo spesso di Marchetti, che non gioca e per questo merita attenzione: hai avuto fortuna ad arrivare in un ambiente del genere, con allenatori che ti stanno dietro anche se non giochi, sei a Bologna, ma potresti comunque avere il muso. Lui è stato un toccasana, pur essendo stato come dice qualcuno un bagno di sangue, il suo tesseramento: è parte del gruppo, festeggia esattamente come chi gioca, e questa è una garanzia importante, di crescita. Prima di gara 2 ho detto nello spogliatoio che avrei firmato per l’1-1, ma si poteva giocare per mettere in campo ulteriori dubbi a Treviso, o regalargliela e far credere loro che era stata, gara 1, solo un incidente di percorso. In questi due anni contro di loro siamo 7-3, forse un motivo ci sarà: i giocatori hanno scelto di continuare a giocare in modo pazzesco, e questo è un buon segnale”

Sei stato più contento del Montano attaccante in gara 2 o difensore in gara 1? “Non c’è nessun giocatore che tira per sbagliare. Avrei potuto usarlo per quello che sa fare: avesse 5 cm in più sarebbe un giocatore da Nazionale, gli dico che nel suo sangue ci deve essere qualcosa di serbo, per come ama le situazioni pericolose e abbia sprezzo per il pericolo. Purtroppo non è un atleta, non è alto, e il suo playmaking non è tale da renderlo, nell’immediato, un secondo regista. Io sono contento che lui abbia capito quello che gli ho detto prima dell’inizio della serie: io nell’ultimo mese e mezzo con lui mi sono comportato da stronzo, ho smesso di parlargli, l’ho tenuto in panchina per 40’ utilizzandolo come un terzino destro messo lì per tappare un buco. Ma l’ho fatto perché su di lui, come su tutti, devo fare un percorso, e ho capito che lui rifiutava il passo successivo di questo percorso. C’è quella scena nel film ‘L’uomo che sussurrava ai cavalli’, con il tentativo di recuperare un rapporto con le buone, e poi il capire che serve qualcosa di estremo per andare avanti: Lorenzo Bettarini, ex giocatore che allena cavalli, mi ha spiegato che per dominare un cavallo serve una fortissima umiliazione. Ma lo fai per il cavallo: chi non capisce un cazzo pensa che io sia cattivo e va dal cavallo, o dal giocatore, dicendo che deve giocare sempre.”

Raucci? “Stessa cosa. E’ una persona seria che si fida di chi lo allena. Non deve volermi bene, e viceversa, ma tutti lavoriamo per la Fortitudo”


Il video grazie a Sportpress



(Foto di Fabio Pozzati)
MONTANO: NON E' STATO FACILE CAMBIARE RUOLO, MA NON HO MAI MOLLATO. LAVORO E PAZIENZA ALLA LUNGA PAGANO
BIGNAMI CASTELMAGGIORE - UPEA CAPO D'ORLANDO 93-91