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(Foto Valentino Orsini - Fortitudo Pallacanestro 103)
(Foto Valentino Orsini - Fortitudo Pallacanestro 103)

Appunto. I playoff sono questa roba qui, di squadre che si innalzano davanti al proprio pubblico e che si inabissano, al contrario, quando da questo si allontanano. E la Fortitudo di gara 5 dimostra che le due vittorie al Paladozza erano state due vittorie del Paladozza, perchè ormai la testa e il fisico erano altrove. La voglia (non di tutti) magari era pure rimasta, ma il resto proprio no. Mandando altrove le disquisizioni sull stagione, a riflettere su quanto visto ieri a Desio se ne esce con la più banale delle considerazioni, ovvero che i nodi, come si suol dire, vengono sempre e comunque al pettine. Le lune di Gabriel, le bizze di Freeman, la poca dinamicità degli esterni (le triple di Cantu' sono spesso arrivate per ritardi nele chiusure) e, pure, le loro percentuali non garantite. Vincere in 8, in queste condizioni, era davvero complicato e sarebbe servito anche l'aiutino dei padroni di casa. Che però, come questa serie ha dimostrato, sono stati tanto Hyde in trasferta quanto Jekyll in casa.

Già sei triple prese nei primi sei minuti, quando il punteggio parlava di 10-22 quando ancora si era all'alba della partita, e tutto il resto in grande sofferenza. Un secondo quarto di migliore difesa con un quintetto italiano, ma si deve recuperare va bene non prenderne (11), ma servirebbe anche farne (solo 15). Tutto qua. Poi, il secondo tempo, un lungo garbage time dove i due americani hanno vagato per il campo con la stessa voglia di sbattersi che ha un impiegato il lunedì mattina, dove gli italiani non ne avevano più, e dove Aradori ha aggiustato davanti i tanti problemi - suoi ma non solo dietro - anche se metterne 19 dal momento in cui si era toccato il -21 è, come dice chi ne sa, l'ombra della luce. Alla fine sarebbe stato bello mandare Gabriel e Freeman direttamente alla Malpensa, ma sarebbe anche il caso di chiedersi come si sia arrivati in questa situazione. E il momento di bilanci e spiegazioni, ora, è davvero arrivato.

Sei bellissimo - Ad un certo punto Cusin è parso il migliore dei lunghi. E, con tutto il rispetto per Nello Aldo, questo non faceva onore a chi avrebbe dovuto rendere un pochino, ma proprio poco poco, di più. Ah, il ritorno in campo di Sabatini: ok che è stato un premio al lavoro di recupero che non la prova che è pronto, ma almeno un applauso lo merita.

In altomare - Per come hanno giocato ruffianamente i due USA, ovvero farsi il pieno di applausi in casa per poi andare in gita in Lombardia, ci sarebbe da andare giù di multa. Ma, ripetiamo, le colpe sono anche altrove.

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