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(foto Virtus Segafredo Bologna)
(foto Virtus Segafredo Bologna)

Se gara uno era stata giocata alla pari, ieri in gara due c’è stata praticamente una squadra sola in campo. Come già nella sfida di Coppa Italia, Milano ha fatto quel che ha voluto, quando ha voluto mettendo sul campo l’ottima intensità difensiva vista sabato sera, ma migliorando notevolmente in attacco, con tanti protagonisti diversi, Brooks in primis. Per la Virtus non è stato così: enormi difficoltà fin da subito, e tanti vani tentativi di rimonta dopo il -16 iniziale. Ma ognuno è andato a sbattere contro un avversario che ieri sera è parso nettamente superiore, anche perchè in casa bianconera sono mancati davvero in troppi, e si è perso Clyburn in corso d’opera.

Ivanovic ha detto che non è una questione fisica, quanto piuttosto di mancanza di pazienza. Da fuori però alcuni giocatori sono parsi davvero stanchi, Pajola e Shengelia in primis. Altri totalmente fuori partita (Cordinier e Morgan), altri pressochè giubilati, Polonara e Zizic. Ci sono stati buoni segnali da capitan Belinelli, che ha avuto ben più spazio del solito visto l’infortunio di Clyburn, e una buona/buonissima partita da Hackett e Diouf. Un po’ poco, per battere Milano.

Oltretutto, continua l’enorme litigio della Segafredo tutta col tiro da tre punti. In gara uno era stato 5/27 (18%), ieri si è tirato 2/12 (17%) con appena 4 tentativi nel primo tempo. Nel basket del terzo millennio senza tiro da tre si va poco lontano, e non a caso l’Olimpia dopo una prima partita da polveri bagnate ieri ha messo a segno 10 triple che hanno fatto tutta la differenza del mondo.

Ora la serie si sposta a Milano, dove nei playoff la Virtus non vince dal 2021, anno dello scudetto. Per non andare a casa bisognerà tornare con almeno una vittoria. Nulla è scontato, e questa squadra ha già dimostrato contro Venezia di non arrendersi mai, ma l’impressione da fuori è che il serbatoio della benzina milanese sia più pieno di quello bolognese, anche perchè bisognerà vedere le condizioni di Clyburn. 

In ogni caso, bisognerà lottare fino alla fine, poi si tireranno le somme sulla stagione.

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La laurea di Pietro Aradori