Maurizio Ferro è stato sentito da Enrico Schiavina per il Corriere di Bologna. Un estratto dell'intervista.

"Vedo uno spiraglio. La Virtus sta giocando una serie molto dura, comunque vada gara 2 dovrà spendere parecchie energie, tornare da Badalona, giocare con poche ore per preparare la partita. Resta chiaramente molto più forte, ma chissà, tenendo botta all’inizio, magari verso fine partita potrebbe accusare la stanchezza. Io ci spero.
La Fortitudo è una squadra strana, tante cose che dal di fuori non si capiscono. Quando c’era Meo, l’infortunio iniziale di Fantinelli ha fatto spegnere la luce, poi arriva Dalmonte e tutto torna a posto per magia, la difesa soprattutto, ma poi all’improvviso ancora tutto come prima. Mancanza di coesione, poi lo so che non è facile e nessuno si tira indietro. Lo vedo con i miei ragazzi di Riccione: non si può nemmeno uscire a mangiare una pizza, come fai a fare gruppo?
Il mio passaggio in Virtus? Resterà sempre un mistero. Si disse fu Lucio Dalla, che mi voleva e convinse Gigi Porelli. La Effe come al solito era in bolletta, c’erano offerte di altri club ma fecero l’affare con la Virtus per 220 milioni di lire. Sono cresciuto in via San Felice, ho portato la borsa al Barone Schull, con mio fratello e qualche altro ho fondato la Fossa dei Leoni: cosa ci faccio io alla Virtus? Lo chiesi all’Avvocato, che ritengo sia stato un grandissimo dirigente, ma con me non sentì ragioni. Mi disse: “Ferro, se vuole posso cederla alle Forze Armate”. Dovevo ancora fare il militare, chinai la testa. Poi in Virtus ho conosciuto grandi persone, ma il mio sangue è sempre rimasto biancoblù."

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