MESSINA: L'EMERGENZA E' ANCORA MOLTO FORTE, E INVECE IL PROBLEMA SEMBRANO ESSERE SOLO GLI INCASSI
Ettore Messina è stato sentito dal Corriere della Sera. Un estratto dell'intervista.
"La cosa che ti salta agli occhi è come fai tutto più lentamente, con più calma. E credo che dovremo abituarci a questi nuovi ritmi. Mi manca lo sport come momento di aggregazione, mi riferisco anche alla gente, alle persone. Ai tifosi. Penso a quanto sia bello abbracciarsi in tribuna, stringersi, persino arrabbiarsi. Chissà per quanto tempo non si potrà fare. È una cosa triste. Eppure... Eppure mi spiace che tutto questo passi in secondo piano, perché il problema più grosso sembrano essere soltanto gli incassi. Capisco che è importante, non dimentico che lavoro per il gruppo Armani e sono fortunato. Ma non mi piace la piega che sta prendendo la situazione. Mi sembra che negli ultimi giorni il tema sanitario sia completamente sparito e si parli solo di ripartenza, poi leggo i dati degli ospedali di Milano e sono terrorizzato: ci stiamo comportando come se i contagi fossero vicini allo zero e le camere di rianimazione siano vuote, invece l’emergenza è ancora molto forte e la stiamo negando. Il dibattito attorno al calcio è la perfetta fotografia di quello che sta accadendo.
Le porte chiuse? Confesso che stupidamente all’inizio credevo molto a chi faceva paragoni con la normale influenza. Eravamo tutti abbastanza sereni. Lo vedevamo come un problema dei cinesi. Poi degli italiani, poi è diventato un problema di tutti. Pensavamo: ma vuoi che tocchi proprio a noi? Ho cominciato a preoccuparmi quando avremmo dovuto andare a giocare a Berlino con l’Olympiacos. Sapevamo che da noi, al Forum, venivano rispettati tutti gli standard. Pensare di andare in Germania, in un campo che non sapevamo fosse stato disinfettato, ci fece preoccupare molto. Poi fu la famosa notte in cui Gobert venne trovato positivo, la Nba fermò tutto e in 24 ore anche l’eurolega disse stop.
Il campionato? Fino alla Coppa Italia in Virtus sono stati meritatamente i più bravi di tutti... Chi era in testa ha diritto di sentirsi migliore. Ma al contempo le altre hanno diritto di pensare che nei playoff le cose potevano cambiare"