(Foto Mauro Donati)
(Foto Mauro Donati)

Pecunia non olet, dicevano tanti secoli fa, e allora ben venga la vittoria della Fortitudo in quel di Cividale, giocando non esattamente in modo brillante, continuando a palesare forti dubbi su cosa chiedere ai panchinari (oggi Conti fuori dai 10, gira voce non confermata di interesse per Delfino. Interesse, per ora, non altro) e il solo Aradori, bentornato, a giocare al suo livello. Ma basta e avanza contro la limitata truppa di giovani di Pillastrini (out Bartoli e Mastellari). Dopo la sberla di mercoledì serviva il risultato, più che la prestazione. E allora bene così, con 40’ di zona e tanta fatica finale, ma almeno con la vittoria.

 

Si parte con la Bulgaria difensiva fortitudina che verrà condotta fino al termine, Cividale si sblocca dopo 4’ ma con poca lucidità davanti – malgrado il dominio in area e quindi vantaggio ma non vantaggissimo. Non è un gran spettacolo, ma Bologna è più funzionale, e in panorama di aurea mediocrità quel che fa la differenza è l’orizzontalità di Freeman per recuperi e cesti. Si collassa però a rimbalzo dietro, mandate a letto i bambini, 15-10 esterno al 10’.

 

Segnano solo Aradori e Freeman, e a basso punteggio basta un leggero calo difensivo e da +9 si diventa +1. Caja non trova un cambio che possa stare in campo due azioni prima di commettere errori, Aradori sbaglia qualcosa ma si prende le responsabilità giuste del suo ruolo e rimette qualche briciola di vantaggio in tabellone. L’estetica è altrove ma il risultato va bene, 32-23 F al 20’.

 

Qualche cesto in più, e monumento equestre ad Aradori che è l’unico a segnare con un minimo di continuità, permettendo alla Fortitudo di ribattere a qualsiasi velleità locale. Basta e avanza, davvero, in un batti e ribatti dove sono più i ferri delle retine. 51-42 al 30’.

 

Lingua fuori perché si devono chiedere gli straordinari ai soliti, e faticando dietro Cividale arriva fino al pareggio, a quota 60 a 3’ dalla fine. Si ringrazia il giro e fuori di un appoggio di Miani, il punto 27 di Aradori, un fischio non casalingo che rende liberi (segnati poi dal solito Pietro) una stoppata di Miani, un’orba di Ogden e rischio evitato. Finisce tra le proteste locali, ma si torna a casa vincenti.

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