RADUNO FORTITUDO, LE PAROLE DEI NUOVI GIOCATORI
Le parole dei nuovi giocatori della Fortitudo in occasione del raduno.
Nazzareno Italiano - Cosa mi ha spinto a tornare? Già avevo amaro in bocca quando andai via per come erano finite le cose per cui appena sono stato richiamato sono tornato di corsa. Punto a migliorare sempre sia personalmente che di squadra, questo è sempre l’obiettivo. Ruolo? Anche l’anno scorso ho giocato da 3 per l’80% del tempo, si fa quel che serve. Ho sempre seguito la Fortitudo da lontano e mi è dispiaciuto vederla retrocessa. Nostalgia del Paladozza? Tanta.
Simone Barbante - Ho accettato subito, è una bellissima cosa. E' una grande emozione giocare per la Fortitudo. Conoscevo il coach da Verona, è una persona seria e competente. Come dice lui credo di poter migliorare ancora molto. Siamo un bel reparto, cercherò di trovare i miei tiri. Dopo un anno di difficoltà cercavo una situazione in cui potevo stare bene.
Valerio Cucci - Devo capire dove sono arrivato, questa è la prima cosa importante. Non ho obiettivi a lungo termine se non quello di vincere tutti i giorni e far ritornare la passione nel pubblico tirando fuori l’identità Fortitudo. A Scafati non eravamo favoriti ma lavorando bene e rispettando il lavoro di tutti abbiamo vinto il campionato.
Alessandro Panni - Dopo 5 anni nella stessa società oggi per me è come il primo giorno di scuola. Avevo contratto con Ferrara ma ci speravo e ringrazio il presidente che mi ha lasciato libero. Il ruolo? Quel che servirà.
Saliou Niang - Sono contento di essere a disposizione del coach, ho parlato con lui e spero di riuscire a dare il massimo. Sono pronto a eseguire quel che mi dirà.
Ygor Biordi - Per me è un sogno, ci penso da quand'ero bambino. Per me sarà emozionante. Sana competizione tra i lunghi? Si parte in allenamento, dal gruppo che si crea durante la settimana, in modo da arrivare pronti a dare il 100% la domenica.
Paolo Paci - Sono emozionato di vestire questa maglia, la Fortitudo la guardavo in TV da piccolo. Dalmonte mi ha contattato, abbiamo fatto quattro chiacchiere e ho capito che prima dell'allenatore c'è una persona. Credo di aver vissuto la mia vita a trasmettere la persona prima del giocatore. Il basket è un lavoro e un divertimento, prima c'è Paolo.
Marcus Thornton - Non mi aspettavo una chiamata in questa categoria, non so quale sarà il mio ruolo esatto, ma darò il massimo con questa maglia. Gli stranieri hanno una grande responsabilità in questo campionato? Sì, è una cosa che mi entusiasma, mi piace prendermi responsabilità.